Joseph DeAngelo si è dichiarato colpevole per i reati commessi dal “killer del Golden State”

Joseph DeAngelo durante l'audizione in cui ha ammesso tutti i reati contestati al "killer del Golden State". Sacramento, 29 giugno 2020 ( AP / Rich Pedroncelli)
Joseph DeAngelo durante l'audizione in cui ha ammesso tutti i reati contestati al "killer del Golden State". Sacramento, 29 giugno 2020 ( AP / Rich Pedroncelli)

Ieri 29 giugno Joseph James DeAngelo – arrestato il 24 aprile del 2018 a Sacramento, in California, con l’accusa di essere il “killer del Golden State”, autore tra il 1974 e il 1986 di almeno 13 omicidi, circa 50 stupri e oltre 100 rapine – si è dichiarato colpevole per tutti i reati che gli venivano contestati. Il vice procuratore distrettuale della contea di Sacramento ha letto la sentenza di patteggiamento, con cui DeAngelo ha evitato la condanna alla pena di morte in cambio dell’ammissione di tutti i reati commessi, tra cui alcuni per i quali non era stato accusato.

Quello del “killer del Golden State” negli Stati Uniti era uno dei più noti cold case, come sono chiamati i casi criminali che restano irrisolti per anni, a volte decenni. Uno degli aspetti più singolari del caso di DeAngelo, però, è che è stato risolto dopo che la polizia ha inserito il suo DNA, recuperato da una scena del crimine negli anni Settanta, in uno di quei siti che permette agli utenti di far analizzare dei campioni genetici per scoprire eventuali parentele, malattie ereditarie o origini lontane.

DeAngelo, che è un ex agente di polizia, ha ora 74 anni e ha dovuto essere aiutato ad alzarsi quando il giudice è entrato nell’aula dove si è tenuta l’udienza, una sala da ballo della Sacramento State University scelta per garantire le misure di distanziamento durante la pandemia da coronavirus. Lui, come i suoi avvocati e pubblici ministeri, ha indossato una visiera protettiva come dispositivo di protezione individuale dal contagio. L’udienza è stata trasmessa via streaming.

La scelta dei pubblici ministeri di optare per il patteggiamento e di non andare a un processo con giuria è stata dettata anche dalle condizioni particolari dell’emergenza sanitaria. Un processo con giuria avrebbe richiesto una più complessa organizzazione e tempi più lunghi soprattutto in questa fase emergenziale. I procuratori hanno quindi optato per il patteggiamento visto che molte delle vittime sono ormai anziane e rischiavano di non essere più in vita quando sarebbe arrivata la sentenza.