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  • Giovedì 4 giugno 2020

Perché si parla di Gian Piero Gasperini

Un'intervista in cui l'allenatore dell'Atalanta ha ammesso di essere andato a Valencia con i sintomi della COVID-19 ha creato un piccolo caso

Gian Piero Gasperini nella partita del 10 marzo a Valencia. (UEFA - Handout via Getty Images)
Gian Piero Gasperini nella partita del 10 marzo a Valencia. (UEFA - Handout via Getty Images)

L’allenatore della squadra di calcio dell’Atalanta Gian Piero Gasperini è finito in mezzo a un piccolo caso dopo che si è scoperto che quando partecipò a una partita di Champions League il 10 marzo a Valencia, in Spagna, aveva dei sintomi riconducibili alla COVID-19. Negli ultimi giorni il comportamento di Gasperini è stato estesamente criticato, e ne ha parlato perfino l’assessora alla Sanità della Comunità Valenciana. Secondo il quotidiano sportivo Marca, il Valencia ha chiesto un intervento della UEFA, l’organo di governo del calcio europeo.

Tutto è cominciato domenica, quando lo stesso Gasperini ha dato un’intervista alla Gazzetta dello Sport raccontando di avere avuto il coronavirus. La città dell’Atalanta è Bergamo, cioè una delle più colpite dall’epidemia in Italia: nei primi giorni di marzo, quando si è giocata la partita in questione, stava diventando uno degli epicentri mondiali della pandemia. Il lockdown in Lombardia era già in vigore, e Valencia-Atalanta, che si giocò allo stadio Mestalla a porte chiuse senza pubblico, sarebbe stata una delle ultime prima dell’interruzione del calcio europeo. Valencia sarebbe diventata un grande focolaio nei giorni successivi, e in tanti hanno ipotizzato un collegamento con la diffusione del virus in Spagna e la partita di andata giocata tra Atalanta e Valencia a Bergamo il 19 febbraio, pochi giorni prima dei primi casi accertati in Italia.

Nella sua intervista, Gasperini ha detto:

Il giorno prima della partita di Valencia stavo male, il pomeriggio della partita peggio. In panchina non avevo una bella faccia. Era il 10 marzo. Le due notti successive a Zingonia ho dormito poco. Non avevo la febbre, ma mi sentivo a pezzi come se l’avessi avuta a 40. Ogni due minuti passava un’ambulanza. Lì vicino c’è un ospedale. Sembrava di essere in guerra. Di notte pensavo: se vado lì dentro, cosa mi succede? Non posso andarmene ora, ho tante cosa da fare. Lo dicevo scherzando, per esorcizzare. Ma lo pensavo davvero.

Sabato 14 ho fatto un allenamento duro come non ricordavo da anni. Un’ora sul tapis roulant, più di 10 chilometri di corsa. Mi sono sentito bene, forte. Il peggio era passato. Il giorno dopo Vittorio, chef stellato tifoso della Dea, ci ha fatto arrivare 25 colombe e Dom Perignon del 2008, anno di grazia. Lo assaggio e dico: “Ma questa è acqua”. Tullio (Gritti, secondo di Gasperini, ndc) mi guarda storto: “Scherzi? È una delizia”. La colomba mi sembrava pane.

Gasperini proseguiva raccontando di aver passato il periodo di isolamento a Torino, la sua città, e di non aver fatto il tampone: il test sierologico ha però confermato la sua esposizione al coronavirus.

Fin da subito, l’intervista era stata commentata con una certa sorpresa per il candore con cui Gasperini aveva ammesso di essere andato allo stadio a Valencia nonostante avesse sintomi riconducibili alla COVID-19, e nonostante arrivasse da una città dove si sapeva che il virus circolava moltissimo. Violando, quindi, i consigli e le raccomandazioni sanitarie che già da un paio settimane venivano ripetuti e comunicati con insistenza dalle autorità.

Nei giorni successivi alla partita, peraltro, risultò positivo al coronavirus anche il portiere dell’Atalanta Marco Sportiello, così come diversi giocatori e membri dello staff del Valencia.

Poche ore dopo l’uscita dell’intervista, la squadra spagnola aveva diffuso un comunicato dicendosi «sorpresa» delle sue parole, aggiungendo che partecipando senza precauzioni alla partita aveva messo a rischio altre persone, anche durante il viaggio. Non è finita lì: nei giorni seguenti l’assessora della Sanità della Comunità Valenciana Ana Barceló ha definito «poco responsabile» il comportamento di Gasperini, e a quanto dice Marca il Valencia ha chiesto una punizione dalla UEFA.

Giovedì, il quotidiano sportivo Tuttosport ha pubblicato un articolo che sembra una specie di difesa di Gasperini, nel quale si sostiene che non avesse la febbre nei giorni della partita a Valencia (cosa che aveva detto lui stesso nell’intervista, spiegando però che stava molto male comunque) e nel quale si ipotizza che possa aver preso il virus proprio durante quella trasferta. Il motivo sarebbe che il contagio era già diffuso a Valencia, cosa peraltro vera ma senz’altro non sufficiente a provare questa tesi.

Visto che Gasperini non ha mai fatto il tampone è impossibile dire quando sia stato contagiato, anche se il racconto che lui stesso ha fatto alla Gazzetta dello Sport lascia ipotizzare che quando andò a Valencia avesse già sviluppato i primi sintomi della malattia.