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  • Martedì 19 maggio 2020

La pandemia sta causando un altro inaspettato problema negli Stati Uniti

Sono finiti i carrelli per giocare a golf (sul serio)

(Christopher Dolan / The Times-Tribune via AP)
(Christopher Dolan / The Times-Tribune via AP)

Nelle ultime settimane è capitato più di una volta che si parlasse di prodotti diventati d’improvviso molto più ricercati del solito, a causa delle restrizioni dovute al coronavirus. È successo con il lievito ed è successo con la carta igienica. Ma è successo con molti altri prodotti, in nicchie relative ad attività meno comuni e meno importanti. Nel golf, per esempio, è successo con i carrelli da golf: che, come ha scritto il Wall Street Journal, «sono passati dall’essere denigrati all’essere un oggetto che tutti vogliono».

I carrelli da golf sono, molto semplicemente, pezzi di metallo con due, tre o quattro ruote che servono per portarsi le mazze in giro per il campo, una buca dopo l’altra. L’alternativa peggiore è portarsi in spalla la pesante sacca con le mazze; l’alternativa più comoda – ma costosa – è farla portare a un caddie o servirsi di un cart.

Casey Martin sul suo cart e davanti a lui il suo caddie (Craig Jones, vi GettyImages)

Il Wall Street Journal ha scritto che, fino a qualche mese fa, chi poteva optava sempre per il cart: un po’ per comodità, un po’ perché era proprio parte dell’idea che molti avevano del golf. Al punto che, come si legge in uno dei commenti all’articolo, «molti campi da golf erano ormai delle agenzie di noleggio, che facevano pagare per il cart tanto quanto facevano pagare per l’uso del campo».

Anche dopo le restrizioni per il coronavirus, in gran parte dei campi statunitensi (e di altri paesi del mondo) si è comunque potuto continuare a giocare, visto che il golf si pratica all’aperto ed è pressoché impossibile che si verifichino assembramenti. Siccome però c’era e c’è da rispettare il distanziamento fisico, in gran parte dei campi è stato vietato l’uso dei cart, che avrebbero costretto i giocatori a sedersi uno accanto all’altro e a condividere, una partita dopo l’altra, lo stesso mezzo di trasporto.

(Warren Little/Getty Images)

Molti giocatori, anche quelli storicamente avversi ai carrelli, hanno dovuto ripiegare quindi su questi «strumenti storicamente associati ai nonni che vanno a giocare all’alba sui campi municipali». Fino a qualche anno fa, infatti, c’era l’idea – tra certi appassionati – che i carrelli fossero qualcosa da principianti, da “golfisti della domenica”. In alcuni dei club più elitari, i carrelli erano addirittura vietati.

Con le restrizioni imposte dal coronavirus, molti golfisti si sono quindi trovati, nonostante certi loro preconcetti, a dover cercare un carrello con cui spostarsi sul campo, scoprendo che in molti casi erano tutti esauriti.

Todd Hansen, responsabile vendite di ProActive Sports Group (che vende i carrelli Clicgear, “le Rolls-Roys dei carrelli da golf”) ha detto che la sua azienda in genere ha ben chiaro il numero minimo e massimo di carrelli che verranno venduti in una stagione, ma nessuno dei suoi modelli statistici aveva previsto una pandemia, e il modo in cui una pandemia avrebbe fatto impennare le vendite dei carrelli. In particolare le vendite dei carrelli più cari (ce ne sono di elettrici, che costano anche alcune centinaia di euro), richiesti da chi era abituato a pagare per un caddie o un cart. Data la scarsa reperibilità dei carrelli, oggi stanno aumentando anche le vendite di quelli più semplici, che possono costare anche solo qualche decina di euro.

Craig Ramsbottom, presidente di Dynamics Brands, che produce e vende i carrelli del marchio Bag Boy, ha detto che le vendite sono quadruplicate rispetto all’anno passato e che, se non fossero finite le scorte in magazzino, sarebbero aumentate anche di più. Ramsbottom si aspetta, dopo aver di nuovo riempito i magazzini, che le vendite estive possano essere fino a otto volte superiori rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019.

– Leggi anche: Trump bara a golf?

Come accade spesso quando c’è scarsità di qualche prodotto, stanno aumentando i prezzi dei carrelli di seconda mano. Il Wall Street Journal ha scritto che un particolare tipo di Clicgear (il 4.0s) sul sito dell’azienda che lo produce costa 259 dollari, ma che siccome non è disponibile su eBay ce ne sono alcuni in vendita a oltre 700 dollari. Come ha fatto notare una commentatrice dell’articolo del Wall Street Journal, la questione può essere anche ribaltata: «Aspettate l’autunno (o quando sarà)», ha scritto, «e potrete comprare un carrello for pennies on the dollar», cioè a prezzi stracciati.