In Minnesota si aiutano gli alberi a migrare

È uno dei modi in cui i ricercatori che studiano le foreste stanno cercando di capire come preservarle dal cambiamento climatico

Un ricercatore dell'University of Minnesota durante la manutenzione di un esperimento per capire gli effetti del cambiamento climatico sulle foreste dello stato americano (University of Minnesota)
Un ricercatore dell'University of Minnesota durante la manutenzione di un esperimento per capire gli effetti del cambiamento climatico sulle foreste dello stato americano (University of Minnesota)

Il Minnesota è uno stato americano noto, tra le altre cose, per le sue foreste. Un tempo era coperto da quello che gli esploratori francesi avevano chiamato Grand Bois, cioè “Grande Bosco”, una foresta di 13mila chilometri quadrati, e per quanto molto di quel territorio sia stato poi sostituito da città, campi e industrie, tuttora l’industria del legname è importantissima per il Minnesota.

Lo stato è anche una delle zone degli Stati Uniti dove le temperature medie annuali stanno crescendo di più a causa del cambiamento climatico. In sette delle contee del Minnesota le temperature medie sono aumentate di 2 °C dalla fine dell’Ottocento, il doppio della media mondiale. Secondo le peggiori previsioni nel 2100 dove ora ci sono le foreste potrebbero crescere solo praterie, uno scenario che comporterebbe la perdita di numerose specie di piante e animali. Alcuni cambiamenti si vedono già: in alcune zone delle foreste del Minnesota gli alberi adulti sono in salute, ma ai loro piedi non ci sono giovani alberi in crescita come in passato.

Dato che le foreste sono molto importanti per l’economia e l’identità del Minnesota, nello stato si stanno facendo degli esperimenti per capire meglio l’effetto dell’innalzamento delle temperature sugli alberi, individuare quali specie si possano adattare meglio a un clima più caldo e quali piante native di stati più a sud potrebbero sostituire quelle locali. Il Washington Post ha dedicato un articolo di approfondimento a questi esperimenti, che potrebbero aiutarci a fare previsioni sul futuro delle foreste boreali che ancora abbiamo, e che secondo i calcoli di alcuni esperti contengono circa il 44 per cento di tutto il carbonio che si trova sulla superficie terrestre.

La migrazione assistita degli alberi
Come gli animali, anche le piante migrano quando le condizioni climatiche cambiano: si spostano grazie agli insetti e agli uccelli che permettono loro di impollinarsi e diffondere i propri semi. Ovviamente non si tratta di un processo rapidissimo, ma in passato non è mai stato un grosso problema: i cambiamenti climatici avvenivano nell’arco di migliaia di anni e le successive generazioni di alberi erano in grado di spostare il loro territorio da zone più calde a zone più fredde, o da zone più aride a zone più umide, e viceversa. L’attuale cambiamento climatico, essendo causato dalle attività umane, è molto più rapido e non è detto che gli alberi riescano a stare al passo, soprattutto perché devono superare strade, parcheggi e campi agricoli che migliaia di anni fa non c’erano.

Uno degli esperimenti forestali condotti in Minnesota consiste nell’aiutare certe specie a migrare dai loro attuali territori ad altri dove si adatterebbero bene. Finanziato dal governo americano, è uno dei più grandi progetti sperimentali di questo tipo al mondo ed è in corso nella contea di Itasca, vicino alle sorgenti del fiume Mississippi, all’interno della Chippewa National Forest. È una zona dove dalla fine dell’Ottocento le temperature sono cresciute di 2,1 °C.

Il progetto, avviato sei anni fa, è iniziato con il trapianto di 275mila giovani alberi di circa una decina di specie che normalmente non crescono in Minnesota ma si trovano in altre zone degli Stati Uniti. Un esempio è il pino giallo (Pinus ponderosa), che cresce in Nebraska e in South Dakota, più a sud.

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Brian Palik, ecologo e ricercatore del Servizio forestale del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ha detto al Washington Post che è utile trovare un modo per permettere al Minnesota di avere delle foreste anche in futuro, nonostante l’approccio di questi esperimenti sia controverso (molte volte in passato si sono fatti dei danni portando specie da un territorio a un altro in cui non erano presenti) e sia impensabile rimpiazzare gli alberi di intere foreste in questo modo. «Potrebbero essere foreste diverse da quelle che conosciamo. Mi piace dire che anche se non saranno le foreste dei nostri nonni, saranno quelle dei nostri nipoti», ha spiegato.

Finora l’esperimento sembra funzionare: le nuove specie si stanno ambientando bene.

Una specie di riscaldamento a pavimento
Un altro esperimento che riguarda le foreste del Minnesota è in corso a Cloquet, nel nord-est dello stato, da più di dieci anni. Un gruppo di ricercatori dell’University of Minnesota ha isolato una dozzina di porzioni circolari di terreno, con un diametro di 3 metri, circondate da una serie di lampade termiche. In ogni cerchio, il terreno viene riscaldato a una diversa temperatura usando sia le lampade in superficie che cavi sotterranei. Più di una decina di diverse specie di alberi sono state seminate nella zona dell’esperimento: alcune, come i pecci e le betulle, si trovano bene nella foresta boreale che cresce nel nord del Minnesota, altre vivono nella foresta temperata che si trova più a sud, come gli aceri rossi e le querce.

Il progetto di ricerca si chiama B4WARMED, Boreal Forest Warming at an Ecotone in Danger, che significa “Riscaldamento della foresta boreale in un ecotono a rischio”. Cloquet infatti si trova in una zona a metà tra due ambienti un po’ diversi, un ecotono, in gergo tecnico.

In alcuni cerchi di terreno la temperatura è mantenuta 2 °C sopra quella ambiente, in altri 3 °C. Lo scopo dell’esperimento è capire come potrebbero reagire i diversi tipi di foreste del Minnesota al cambiamento climatico dei prossimi anni. I ricercatori misurano la crescita degli alberi, registrano quando le loro foglie spuntano a primavera e quando cadono in autunno: i dati dovrebbero indicare quali specie siano in grado di adattarsi meglio al cambiamento climatico. Finora aceri e querce sono le specie che sono cresciute più in fretta e hanno prosperato nei terreni più caldi.

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«Abbiamo cercato di creare una specie di macchina del tempo per scoprire cosa succederà», ha detto al Washington Post l’esperto di foreste e professore dell’University of Minnesota Peter Reich. Secondo Reich esperimenti di questo tipo sono importanti per capire come conservare le foreste che abbiamo mentre il mondo trova un modo per ridurre le emissioni di anidride carbonica e cercare così di fermare il riscaldamento globale. Preservando le foreste nel modo corretto sarà possibile salvaguardare molte specie animali, evitare gli incendi e anche garantire un futuro all’industria del legname.

Non è detto che aceri e querce riescano a rimpiazzare pecci e betulle in tempo, ma con l’aiuto delle persone è più facile che sia possibile.

Un piano per il futuro
Un terzo progetto di ricerca, vicino alle rive del Lago Superiore, ha lo scopo di pianificare meglio come questo potrebbe avvenire. L’organizzazione ambientalista Nature Conservancy, oltre a piantare specie di alberi più adatte a vivere in un Minnesota più caldo, ha realizzato delle simulazioni per provare a prevedere come saranno le foreste tra 200 anni, a seconda di quanto cambierà il clima.

Con queste simulazioni hanno identificato quelle zone del territorio – come le zone in pendenza orientate verso nord – dove è più probabile che le conifere tipiche del nord del Minnesota possano continuare a crescere. In pratica stanno lavorando a una mappa: una volta completa indicherà in quali zone potranno continuare a vivere i pecci, e dove invece è il caso di piantare alberi più adattabili a un clima più caldo.