A Hong Kong il divieto di usare le mascherine durante le proteste è stato confermato nonostante il coronavirus

Chris McGrath/Getty Images
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Il tribunale di appello di Hong Kong ha confermato il divieto imposto lo scorso ottobre di utilizzarle durante le proteste, nonostante le autorità sanitarie raccomandino le maschere protettive in determinati contesti per combattere il coronavirus.

In base alla sentenza la governatrice di Hong Kong Carrie Lam può utilizzare le leggi del periodo coloniale per emanare decreti di emergenza per la sicurezza pubblica: vietare le mascherine è stato quindi giudicato costituzionale perché le manifestazioni di protesta sono state considerate illegali e un pericolo per la sicurezza. La stessa sentenza ha però stabilito che non è possibile vietare le mascherine durante eventi legali e che la polizia non può chiedere ai cittadini di toglierle.

Il divieto per di coprirsi il volto era scattato lo scorso autunno quando le proteste nella città erano diventate sempre più violente. La sentenza del tribunale di appello ha ribaltato quella dell’Alta Corte di Hong Kong che nel novembre del 2019 aveva dichiarato incostituzionale il divieto introdotto dalla governatrice Carrie Lam. La costituzionalità dell’ordinanza di Lam era stata messa in dubbio da un gruppo di parlamentari pro-democrazia: i giudici avevano dato loro ragione, stabilendo che il divieto era incompatibile con la cosiddetta Legge Fondamentale, una sorta di costituzione locale in vigore dal 1997.

Per il tribunale di appello, invece, è fuor di dubbio che la governatrice avesse il potere di stabilire se esistesse un pericolo per l’ordine pubblico, e che quindi potesse vietare l’uso delle mascherine. Il tribunale ha aggiunto che Lam è «evidentemente l’unica persona che può deciderlo».