La procuratrice generale di New York sta indagando sull’app per video conferenze Zoom
La procuratrice generale di New York, Letitia James, ha chiesto alla società che gestisce l’app Zoom di vigilare sui possibili accessi indesiderati alle webcam degli utenti. Zoom è un’app per le video conferenze diventata molto popolare durante la pandemia da coronavirus, sulla quale di recente sono avvenute diverse violazioni dei meeting durante i quali sono comparsi messaggi razzisti, pornografici o violenti. Il fenomeno è stato chiamato “ZoomBombing”.
La procuratrice James ha inviato all’azienda una lettera, resa nota dal New York Times, in cui il servizio è definito “una preziosa ed essenziale piattaforma di comunicazione”, ma si mette in guardia l’azienda sulla necessità, data la larga diffusione dell’utilizzo durante la quarantena, di adottare strumenti che tutelino i dati personali e la privacy degli utenti.
Tra le ultime vittime importanti dello “ZoomBombing”, c’è stata l’università del Texas: durante una video conferenza organizzata dallo Heman Sweatt Center for Black Males, un’organizzazione universitaria che si occupa di tutelare gli studenti afroamericani maschi, sono comparsi insulti razzisti. Il rettore dell’ateneo, Greg Fenves, ha annunciato su Twitter l’apertura di un’indagine.
We are investigating the racist Zoom bombing of a meeting of UT students, staff & faculty. It was reprehensible. If the perpetrators are members of the UT community, they will be disciplined. We will also increase online security for all UT staff to prevent similar incidents.
— Greg Fenves (@gregfenves) March 31, 2020
Il sito Motherboard la settimana scorsa aveva segnalato che il software dell’app per iPhone di Zoom inviava alcuni dati degli utenti a Facebook. Venerdì 27 marzo la società, dopo un’analisi dell’applicazione, ha diffuso un aggiornamento che impedisce il trasferimento delle informazioni al social network.
“Zoom prende molto sul serio la privacy dei suoi utenti. Inizialmente abbiamo implementato la funzione «Accedi con Facebook» utilizzando l’SDK di Facebook al fine di fornire ai nostri utenti un altro modo per accedere alla nostra piattaforma. Tuttavia, recentemente ci siamo resi conto che l’SDK di Facebook stava raccogliendo dati del dispositivo non necessari”, ha comunicato l’azienda a Motherboard.