Che differenza c’è tra tasso di mortalità e tasso di letalità

Guida sintetica per capire due dei dati più importanti per valutare l'andamento dell'epidemia di coronavirus

Tre operatori sanitari trasportano una barella con una persona contagiata dal coronavirus a Seul, Corea del Sud. (EPA/KIM CHUL-SOO)
Tre operatori sanitari trasportano una barella con una persona contagiata dal coronavirus a Seul, Corea del Sud. (EPA/KIM CHUL-SOO)

La diffusione quotidiana del bilancio dei contagiati dal coronavirus (SARS-CoV-2) include anche il conteggio delle persone contagiate e di quelle morte, ed è inevitabile valutare l’andamento della situazione innanzitutto sulla base di questi dati. Entrambi i dati però possono essere fuorvianti.

Da molti giorni infatti i tamponi per rilevare il coronavirus vengono fatti quasi solo a chi presenta sintomi importanti, chiedendo a chi è venuto in contatto con persone contagiate di isolarsi a casa senza fare il test. È noto che per molte persone la COVID-19, la malattia causata dal coronavirus, è asintomatica, così come che a molte persone con sintomi lievi non è stato fatto il test: è certo quindi che le persone che hanno contratto il virus in Italia siano molte di più di quelle dichiarate dai dati ufficiali. In generale, però, nemmeno l’indicazione del solo numero dei decessi di una malattia offre molte informazioni, e in alcuni casi può anche essere fuorviante.

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Tra i dati più importanti per valutare la pericolosità di un virus ci sono il tasso di letalità e quello di mortalità, che sono due cose diverse anche se spesso vengono confuse.

Il tasso di letalità si ottiene dividendo il numero delle persone decedute a causa della malattia con il totale dei malati. È evidente che questo dato può oscillare molto secondo il modo in cui si decide di rilevare quante persone sono malate: a causa delle scelte fatte dall’Italia, per esempio, il nostro tasso di letalità è molto più alto di quello degli altri paesi con molti contagi.

Il tasso di mortalità, invece, si ottiene dividendo il numero delle persone morte a causa della malattia con quello del totale degli esposti (cioè l’intera popolazione interessata).

Ne deriva che il tasso di letalità è una percentuale più consistente rispetto a quella del tasso di mortalità, che però restituisce un dato più rilevante per la valutazione dei rischi che comporta un’epidemia per tutta la popolazione.