Perché i gatti fanno le fusa

Le diamo per scontate, ma è abbastanza misterioso: il loro studio può insegnarci nuove cose sul nostro rapporto con questi animali

Conoscete la storia: si avvicina un gatto, inizia a strusciarsi sulle vostre gambe, lo accarezzate e lo sentite fare le fusa. Nonostante sia osservato da millenni, questo comportamento non è ancora completamente chiaro così come non lo sono i meccanismi che i felini usano per produrre le vibrazioni e il rumore classico delle fusa. Essendo così comune e familiare, è un fenomeno che tendiamo a sottovalutare e a dare per scontato, ma offre numerosi spunti per scoprire qualcosa di più sui gatti e sul nostro rapporto con loro.

In natura, le fusa sono un comportamento che si manifesta per lo più tra la madre e i suoi piccoli, ma nel caso del gatto domestico si estende al rapporto con gli esseri umani. Un gatto fa le fusa sia nelle situazioni piacevoli, come quelle in cui viene accarezzato o accudito con del cibo, sia quando è in condizioni di stress e di sofferenza. L’ambivalenza di questo comportamento rende difficile da decifrare l’effettiva utilità delle fusa, considerato inoltre che secondo diversi ricercatori non tutte le specie di felini riescono a produrle.

Cosa sono le fusa
Le fusa sono un rumore continuo a bassa frequenza, che i felini producono mentre inspirano ed espirano l’aria, con una pausa di poche frazioni di secondo tra un rumore e l’altro. È la bassa frequenza a fare sì che si possa avvertire una vibrazione – soprattutto al di sotto della testa – nei gatti domestici quando li si accarezza. Il rumore è solitamente più forte nella fase d’inspirazione, ma ci sono variazioni a seconda delle specie: uno studio ha per esempio rilevato che nel gatto domestico l’ampiezza delle onde sonore è sostanzialmente uguale quando l’animale inspira ed espira aria, mentre varia sensibilmente nel ghepardo (è più grande quando espira).

Di solito un gatto che inizia a fare le fusa non smette prima di due secondi e il rumore che produce può essere sentito da mezzo metro a tre metri di distanza, a seconda delle condizioni ambientali e delle dimensioni dell’animale. Nei felini più grandi, come il ghepardo, il rumore ha un volume molto più alto e ci sono circostanze in cui può essere sentito fino a 40 metri di distanza. Le fusa coprono tutti gli altri rumori interni prodotti, come quelli del battito cardiaco e della respirazione, complicando non poco il lavoro dei veterinari quando devono condurre una visita.

Da dove vengono le fusa
A differenza di quanto pensano in molti, i felini non hanno un organo dedicato specificamente alle fusa. A oggi il meccanismo con cui le producono non è completamente chiaro, anche se sono state formulate numerose ipotesi poi scartate come: una vibrazione della vena cava (il vaso sanguigno più grande in diversi mammiferi) amplificata dai bronchi, dalle cavità nasali e dalla trachea; la vibrazione di strutture simili alle nostre corde vocali; la contrazione dei muscoli della parte molle del palato, del diaframma o dei muscoli intercostali; oppure ancora la vibrazione dello ioide, l’osso che si trova alla base della lingua, poco prima del collo.

Tra le ipotesi più condivise c’è quella secondo cui le fusa siano prodotte da una rapida contrazione dei muscoli della laringe, che comportano una compressione e una dilatazione della glottide, che comprende le strutture per l’emissione di suoni in diversi animali. Con un’elettromiografia – uno speciale esame per valutare gli impulsi nervosi verso i muscoli – è stato per esempio rilevato un impulso ricorrente che si ripete una ventina di volte al secondo, compatibile con la frequenza delle fusa nel gatto domestico. Le contrazioni della glottide sono sfalsate rispetto a quelle del diaframma, contribuendo al passaggio dell’aria durante la produzione delle fusa.

Risonanza magnetica della testa di un gatto (Researchgate)

Anche se sembra essere la più probabile, la spiegazione della compressione e dilatazione della glottide lascia diversi punti irrisolti. È stato per esempio notato che i gatti sottoposti a laringotomia, cioè alla rimozione della laringe per motivi medici, continuano comunque a fare le fusa, anche se privi di alcune delle strutture che dovrebbero servire per produrle. Questa circostanza sembra confermare il ruolo del diaframma nella produzione del suono e delle vibrazioni.

Fusa e ruggiti
I gatti domestici iniziano a fare le fusa intorno al loro secondo giorno di vita, mentre sono nella fase dell’allattamento. Anche la madre produce le fusa in questa circostanza, ed è quindi probabile che il meccanismo serva per comunicare con la prole. Durante il sonno, i gatti non fanno le fusa, mentre talvolta possono miagolare. Secondo i ricercatori, nel corso dei millenni passati a contatto con gli umani, i gatti hanno iniziato a sfruttare le fusa per comunicare con i loro padroni, così come fanno nei primi mesi di vita con la madre.

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Per provare a capirci qualcosa di più sulle fusa, i ricercatori hanno analizzato le caratteristiche degli altri membri della grande famiglia dei felidi, che oltre ai felini comprende altre quattro sottofamiglie. Non è chiaro se specie comuni e molto studiate come leoni e leopardi producano o meno le fusa e in letteratura scientifica non si trova molto sul tema.

Prendiamo la sottofamiglia dei panterini (Pantherinae), per esempio, che comprende i più grandi rappresentanti dei felidi come leoni, tigri, giaguari e leopardi. Sappiamo che riescono a ruggire grazie a un legamento dello ioide parzialmente ossificato, che però secondo alcuni ricercatori impedisce di produrre altri suoni come le fusa. Questa spiegazione è rimasta condivisa fino agli anni Novanta, quando uno studio notò che i panterini hanno comunque strutture che dovrebbero consentire loro di fare le fusa, forse solo mentre espirano l’aria.

Mettendo insieme gli studi pubblicati finora sul tema, possiamo dire con certezza che i felidi che fanno le fusa sono: gatto domestico, ghepardo, puma, lince europea, lince rossa, servalo, gatto di Temminck, ocelotto, gatto tigre, margay, yaguarondi, gatto selvatico, gatto marmorizzato, gatto leopardo e gatto dai piedi neri. Non è invece completamente chiaro se le facciano: leone, tigre, giaguaro, leopardo, leopardo delle nevi e leopardo nebuloso. Su altre specie non ci sono informazioni a sufficienza per dire con certezza se facciano o meno le fusa.

Fusa per comunicare
Gli etologi, gli studiosi del comportamento animale, hanno notato che nel gatto domestico le fusa vengono prodotte in numerose circostanze che sembrano avere in comune la familiarità del gatto con la persona, l’animale o l’oggetto con cui sta interagendo: un gatto che “fa la pasta” (quando spinge le zampe su un cuscino, per esempio) di solito fa le fusa.

Le fusa sono spesso prodotte per manifestare un senso di dipendenza, in contesti di vario tipo. Un gattino le produce quando viene allattato dalla madre, un gatto adulto quando riceve attenzioni dal suo padrone. I gatti fanno le fusa anche per mantenere le relazioni sociali sia con i loro simili sia con gli esseri umani, per esempio per manifestare qualche esigenza. È stato osservato che un gatto tende a fare le fusa quando incrocia un suo simile più forte, dando quindi una sorta di segnale di sottomissione e di non avere intenzione di cercare guai.

Tra i felidi conosciuti, il gatto domestico è sicuramente quello che produce più fusa, soprattutto se messo a confronto con specie di felini più grandi. Si ritiene che abbiano sviluppato questo comportamento nel corso della loro recente evoluzione in compagnia degli esseri umani. I gatti che facevano di più le fusa riuscivano a comunicare meglio con i loro padroni, instaurando un rapporto con più benefici per la loro esistenza e per la prosecuzione della specie. Questa sorta di selezione inconsapevole da parte degli umani ha probabilmente fatto sì che gli esemplari predisposti a fare di più le fusa, anche in età adulta, avessero un vantaggio evolutivo rispetto agli altri.

Come abbiamo visto, ci sono comunque numerosi aspetti delle fusa che non comprendiamo ancora completamente. A metà degli anni Ottanta fu ipotizzato che i gatti domestici facessero le fusa come sistema per gestire i momenti di forte stress, per esempio legati a problemi di salute. Rispetto ad altri animali domestici, come i cani, i gatti tendono ad avere tempi di recupero più rapidi quando per esempio sono convalescenti da un’operazione chirurgica. È stato ipotizzato che le fusa abbiano un ruolo nella salute del gatto, ma le ricerche condotte finora non sono comunque definitive.

Le teorie sulle capacità curative delle fusa derivano prima di tutto da una considerazione: le fusa non sono strettamente legate a uno stato emozionale specifico, considerato che un gatto può farle quando è contento così come quando è in punto di morte. Un altro elemento deriva dal fatto che suoni a bassa frequenza possono avere effetti positivi sulle ossa, sui muscoli e sui tendini, contribuendo a ridurre gli stati dolorosi. Le fusa potrebbero quindi aiutare i felini a tranquillizzarsi e a recuperare la salute dopo un infortunio, ma si attendono ulteriori studi per confermare queste circostanze.

Perché diciamo “fare le fusa”
In numerose lingue, fare le fusa viene definito con una onomatopea che riprende quindi il suono: in inglese è “purr”, in francese è “ronron” e in spagnolo “ronroneo”. In italiano usiamo il modo di dire “fare le fusa” che deriva dal fuso, lo strumento per filare la lana e altre fibre tessili. Il rumore emesso dai gatti ricorda quello emesso anticamente dalla rotazione della ruota del fuso, e da qui è nato quindi il modo di dire.