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  • Martedì 14 gennaio 2020

I guai della A14

Tra Marche e Abruzzo, sequestri e limitazioni al traffico stanno creando da tempo una situazione molto complicata

Il viadotto Cerrano sulla A14 (Ansa - foto dal profilo Twitter del ministero dei Trasporti)
Il viadotto Cerrano sulla A14 (Ansa - foto dal profilo Twitter del ministero dei Trasporti)

L’autostrada A14 tra Marche e Abruzzo, quella che corre lungo la dorsale adriatica e che è la seconda più importante per collegare Nord e Sud Italia, si trova da mesi in una situazione complicata che sta causando gravi disagi a chi deve percorrerla e ai comuni della zona. Se ne è riparlato in questi giorni per una nuova ordinanza giudiziaria che per ragioni di sicurezza ha imposto il blocco del traffico pesante su uno dei suoi molti viadotti; ma chi è passato in auto sulla A14 avrà notato i lunghi tratti in cui la circolazione è ridotta a una sola corsia per senso di marcia, con conseguenti rallentamenti e lunghe code.

Il viadotto Cerrano
Il problema più recente riguarda il viadotto Cerrano, un ponte alto circa 90 metri tra Pescara Nord e Pineto. Lo scorso 18 dicembre, il gip di Avellino Fabrizio Ciccone aveva emesso un provvedimento che stabiliva il «divieto assoluto di transito» in entrambe le carreggiate ai mezzi pesanti, cioè ai mezzi con massa superiore ai 35 quintali. Alla base del divieto, valido fino a quando «non sarà dimostrata l’ottemperanza al raggiungimento degli standard normativi», c’erano le «allarmanti preoccupazioni» espresse dagli ispettori del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sulle condizioni di sicurezza del viadotto e che avevano a che fare con «la presenza di un fenomeno di gravitazione» che interessava i pendii su cui si trova il viadotto stesso.

Secondo il gip, in corrispondenza delle pile, cioè dei grandi pilastri intermedi di sostegno alle arcate del ponte, sarebbero presenti «degli spostamenti in profondità dell’ordine di sette centimetri», abbastanza da rendere pericoloso il normale passaggio del traffico sul ponte. Il giudice, nel suo provvedimento, aveva poi elencato altre problematiche («ossidazione delle parti metalliche e deformazione di singoli componenti delle cerniere di taglio») citando anche il mancato rilascio dell’autorizzazione sismica al progetto di risanamento presentato da Autostrade.

I sequestri
Il provvedimento sul divieto di transito dei mezzi pesanti è arrivato dopo quelli dei sequestri delle barriere laterali (i cosiddetti new jersey) di dieci viadotti della A14, compreso il Cerrano, in particolare dal chilometro 273 al chilometro 388, tra Pescara e Porto Sant’Elpidio. Su questi viadotti era stata di conseguenza ridotta la carreggiata a una sola corsia per ogni senso di marcia per allontanare il traffico dalle barriere sequestrate, intorno a cui erano state posizionate della barriere temporanee di plastica.

I sequestri delle barriere erano stati decisi nell’ambito dell’inchiesta della procura di Avellino: riguardano in particolare i sistemi che ancorano le barriere alla struttura dei cavalcavia, che non sarebbero stati sufficientemente testati. Le indagini erano iniziate dopo che nel 2013 quaranta persone morirono perché un pullman uscì di strada sul viadotto Acqualonga, dopo aver sfondato proprio una delle barriere a bordo ponte.

Cosa dice Autostrade
Con una nota diffusa il 13 gennaio, Autostrade ha precisato che «lo spostamento di 7 centimetri» di cui parla l’ordinanza sul viadotto Cerrano «non si riferisce alle pile, ma allo spostamento massimo del terreno nei pressi della Pila 1» registrato dalla strumentazione nell’arco di 3 anni, tra il 2016 e il 2018, e ha aggiunto che i piloni che sorreggono il viadotto non si sono mossi in modo significativo negli ultimi anni.

I giornali hanno parlato di “relazione shock”, scrivendo che il viadotto “cede di sette centimetri” o che aveva “pile spostate di 7 cm”, ma queste prime interpretazioni sembrano essere state corrette dopo una migliore comprensione delle motivazioni del gip.

Quando si tornerà alla normalità?
Il crollo del Ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, ha portato moltissima attenzione sullo stato di manutenzione delle infrastrutture autostradali italiane, con ripetute accuse ad Autostrade per l’Italia di non aver investito a sufficienza per il loro mantenimento in condizioni di sicurezza. Oltre alle inchieste ancora in corso per stabilire le responsabilità del crollo di Genova, negli ultimi due anni si è parlato moltissimo di altri ponti a “rischio crollo”, con decine di inchieste giornalistiche che hanno mostrato – a volte con toni esagerati – la pericolosità di decine di ponti in tutta Italia. Il provvedimento del gip di Avellino sul viadotto Cerrano è probabilmente collegato a questo momento di grande attenzione verso lo stato delle infrastrutture italiane, che ha portato a decine di sopralluoghi e verifiche da parte del ministero dei Trasporti.

Per ora non è stata decisa né la riapertura del viadotto Cerrano ai mezzi pesanti né il dissequestro completo delle barriere dei viadotti della A14 con conseguente ripristino della carreggiata (il dissequestro temporaneo per far partire i lavori di sostituzione delle barriere di sicurezza è stato per ora solo parziale). La situazione di stallo e disagio viene denunciata da tempo da enti locali e regioni: ci sono lunghe code e intasamenti non solo sull’autostrada, ma anche sulle strade statali sulle quali il traffico o viene deviato o si concentra. Nel comunicato del 13 gennaio, Autostrade ha spiegato che dopo le verifiche del ministero – che sono alla base del provvedimento del gip – sono stati fatti altri studi che hanno mostrato le buone condizioni strutturali del viadotto. Questi approfondimenti sono stati portati avanti da «esperti dell’università La Sapienza e dall’Istituto Italiano della Saldature», ha detto Autostrade, e i risultati delle analisi sono state trasmesse anche al ministero.