La Turchia ha approvato l’invio di militari in Libia

Miliziani delle forze fedeli a Serraj, a Tripoli. (Amru Salahuddien/picture-alliance/dpa/AP Images)
Miliziani delle forze fedeli a Serraj, a Tripoli. (Amru Salahuddien/picture-alliance/dpa/AP Images)

Il parlamento turco ha approvato l’invio di militari in Libia per fornire assistenza al governo guidato dal primo ministro libico Fayez al Serraj, che ha sede a Tripoli, che è riconosciuto come unico governo legittimo dall’ONU e che è appoggiato da diversi paesi, tra cui l’Italia. La misura è stata approvata con 325 voti a favore e 184 contrari: è stata appoggiata dal Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP, la sigla in turco), cioè il partito al governo guidato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, mentre le opposizioni hanno votato contro.

La nuova legge permetterà alla Turchia di mandare militari in Libia, ma senza compiti di combattimento: potranno svolgere incarichi di consiglieri militari e addestrare le forze locali.

La decisione presa giovedì dal governo turco è il risultato di un memorandum d’intesa firmato da Serraj e Turchia alla fine di novembre, molto criticato da diversi paesi europei. Il timore è che l’accordo, oltre a essere una violazione dell’embargo ONU sulla vendita delle armi alla Libia, potrebbe provocare la dura reazione delle milizie legate al maresciallo Khalifa Haftar, che controlla la Libia orientale e un pezzo di quella meridionale. Era stato proprio Haftar a iniziare la fase più violenta della guerra in Libia, quando lo scorso aprile aveva deciso di attaccare la capitale Tripoli per rovesciare il governo di Serraj e prendere il controllo di tutto il paese.

– Leggi anche: La guerra in Libia sta diventando una guerra di altri

La guerra in Libia sta diventando una “guerra di altri”, visto il coinvolgimento sempre maggiore di paesi stranieri: mentre Serraj è appoggiato dalla Turchia e da diversi paesi europei, tra cui l’Italia, Haftar può contare sull’appoggio della Francia, della Russia, dell’Egitto e degli Emirati Arabi Uniti.