È stato pubblicato un atteso rapporto che dice che l’FBI non iniziò l’indagine sul “Russiagate” per scopi politici

È lungo più di 400 pagine, se ne è occupato Michael Horowitz, ispettore generale del dipartimento di Giustizia, e dice anche che l'FBI fece comunque alcuni errori

(Alex Wroblewski/Getty Images)
(Alex Wroblewski/Getty Images)

È stato pubblicato un atteso rapporto in cui Michael Horowitz, ispettore generale del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, dice – in sintesi – che l’inizio dell’indagine nota come Russiagate (sulle interferenze della Russia nella campagna elettorale statunitense del 2016 e sui contatti tra il governo russo e il comitato elettorale di Donald Trump) fu giustificato e non motivato da fini politici. Il rapporto, lungo di più di 400 pagine e iniziato nel marzo 2018, aggiunge però che furono commessi diversi errori in alcune procedure usate per le indagini, per esempio nel modo in cui furono autorizzate ed eseguite alcune intercettazioni. In particolare per quanto riguarda le intercettazioni nei confronti di Carter Page, che lavorò per Trump durante la campagna elettorale.

Come scrive Axios, il rapporto era atteso in particolare da Trump e da chi lo sostiene, nella speranza che avrebbe evidenziato «faziosità ed errori da parte di alcuni alti dirigenti dell’FBI, supportando quindi l’ipotesi che il rapporto era nato con scopi politici». Sempre Axios spiega però che il rapporto mette comunque in luce che ci furono errori, negligenze e omissioni da parte di alcune persone che per l’FBI si occuparono delle indagini. In altre parole, nonostante il dato centrale che l’indagine fu giustificata, ci sono elementi su cui Trump potrà far leva per continuare a criticare chi se ne è occupato. Comunque, come scrive Associated Press, il rapporto «scredita la tesi di Trump secondo la quale quella nei suoi confronti sarebbe una “caccia alle streghe”».