L’auto a guida autonoma che investì e uccise una donna nel 2018 aveva dei problemi di software

 (ABC-15.com via AP)
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L’auto a guida autonoma di Uber che nel marzo 2018 investì e uccise una donna in Arizona, negli Stati Uniti, aveva dei problemi al software che non le permisero di vedere in anticipo la donna che stava attraversando la strada. A stabilirlo sono state le indagini della National Transportation Safety Board (NTSB), un’agenzia federale americana che si occupa di sicurezza dei trasporti civili che ha trovato una falla nel sistema usato dall’auto per identificare i pedoni: in pratica, dice l’agenzia, il sistema dell’auto non era in grado di riconoscere un pedone al di fuori delle strisce pedonali.

La donna investita si chiamava Elain Herzberg: la sua morte fu la prima causata da un’auto che si guida da sola e sollevò dubbi e critiche nei confronti di Uber e delle altre aziende che stanno mettendo a punto questa tecnologia. L’auto che causò l’incidente era una Volvo XC90: stava andando a 65 chilometri orari quando Herzberg cominciò ad attraversare la strada in un punto senza strisce pedonali, portando a mano la propria bicicletta. Indagini successive rivelarono che l’uomo a bordo dell’auto, incaricato di intervenire alla guida nel caso di imprevisti, era distratto al momento dell’incidente.

Lo scorso marzo la procura responsabile delle indagini aveva stabilito che Uber non può essere considerata penalmente perseguibile per la morte della donna, mentre l’autista potrebbe esserne considerato responsabile. Il 19 novembre l’agenzia federale si riunirà di nuovo per indagare più nel dettaglio le ragioni dell’incidente.