È morto Ivan Milat, il più noto serial killer australiano, quello dei cosiddetti “Backpacker Murders”

Il serial killer Ivan Milat, il 4 novembre 1997, a Sydney, in Australia (AP Photo/Rick Rycroft)
Il serial killer Ivan Milat, il 4 novembre 1997, a Sydney, in Australia (AP Photo/Rick Rycroft)

Ivan Milat, il più noto serial killer della storia dell’Australia, è morto a 74 anni: era il responsabile dei cosiddetti “Backpacker Murders”, letteralmente “Omicidi dei saccopelisti”, una serie di sette omicidi avvenuti all’inizio degli anni Novanta. Condannato a sette ergastoli nel 1996, era malato di cancro all’esofago e allo stomaco. Era noto anche all’estero perché alcune delle sue vittime erano straniere e perché la risonanza degli omicidi cambiò la reputazione dell’Australia come meta ideale per i giovani turisti con pochi soldi da spendere.

Le sue vittime erano tutti giovani in vacanza che Milat, che lavorava come operaio sulle strade australiane, aveva incontrato mentre facevano autostop: gli australiani Deborah Everist e James Gibson, entrambi di 19 anni; i tedeschi Simone Schmidl (21 anni), Anja Habschied (20 anni) e Gabor Neugebauer (21 anni); le britanniche Joanne Walters (22 anni) e Caroline Clarke (21 anni). I loro corpi furono trovati tra il settembre del 1992 e il novembre del 1993 nel parco di Belanglo – che si trova nel Nuovo Galles del Sud tra Sydney e Canberra – coperti solo con rami e foglie. Gli omicidi furono particolarmente violenti: una delle vittime ad esempio fu decapitata, un’altra colpita alla testa con un’arma da fuoco dieci volte.