Il re del Marocco ha graziato la giornalista condannata al carcere con l’accusa di aver abortito e di aver fatto sesso fuori dal matrimonio

Manifestazione di solidarietà per Hajar Raissouni, Rabat, Marocco, 9 settembre 2019 (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)
Manifestazione di solidarietà per Hajar Raissouni, Rabat, Marocco, 9 settembre 2019 (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)

Il re del Marocco ha graziato Hajar Raissouni, una giornalista di 28 anni che era stata condannata a un anno di prigione con l’accusa di aver abortito e di aver fatto sesso fuori dal matrimonio. Raissouni – che lavora per il quotidiano in lingua araba Akhbar Al-Yaoum – era accusata di aver abortito illegalmente e di “dissolutezza”, cioè di aver fatto sesso fuori dal matrimonio. La donna sosteneva invece di essere stata curata per una emorragia interna, versione sostenuta anche dal ginecologo che l’aveva curata. La grazia è stata motivata come «un gesto di pietà e compassione».

La sua storia era stata raccontata dai giornali internazionali e ha mobilitato, per diversi motivi, islamisti, associazioni per i diritti umani e movimenti femministi. Per molti esponenti conservatori, infatti, l’arresto di Raissouni era motivato politicamente e aveva a che fare con la sua vicinanza agli ambienti islamisti che si oppongono alla volontà di ammodernamento del paese del re Mohammed VI, anche dal punto di vista delle libertà individuali. I movimenti femministi avevano invece denunciato l’arresto di Raissouni, la «violenza sessista» degli esami ginecologici che la giovane donna aveva dovuto subire dalla polizia contro la sua volontà, e avevano rilanciato la richiesta per la depenalizzazione dell’aborto (il codice penale del Marocco consente di interrompere la gravidanza solamente quando la vita della donna è in pericolo).