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  • Mercoledì 9 ottobre 2019

Il numero di bambini che soffrono la fame è tornato ad aumentare

Dal 2016 al 2018, ogni anno, il numero di persone che non hanno abbastanza da mangiare è cresciuto, in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi decenni

Bambini di Cankuzo, in Burundi (Frank May/picture-alliance/dpa/AP Images)
Bambini di Cankuzo, in Burundi (Frank May/picture-alliance/dpa/AP Images)

Tutti sanno che ci sono paesi del mondo dove parte della popolazione ha gravi problemi di denutrizione, ma dall’inizio di questo decennio si è cominciato a pensare che il problema della fame nel mondo si stesse pian piano risolvendo, con l’abbassarsi del numero delle persone che la soffrono. Le cose in realtà non stanno così: nel 2016 il numero di persone che non hanno avuto abbastanza da mangiare è cresciuto rispetto al 2015 e lo stesso è successo nel 2017 e nel 2018. Oggi ci sono 820 milioni di persone – il 10,8 per cento della popolazione mondiale – denutrite secondo l’ultimo rapporto Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, realizzato dalle Nazioni Unite.

Ci sono varie ragioni per cui il numero di persone che soffrono la fame è tornato ad aumentare. C’entrano i conflitti armati attualmente in corso in molte parti del mondo (ad esempio in Yemen), ma anche le siccità che potrebbero essere legate ai cambiamenti climatici. A questi fattori, più circoscritti, bisogna poi aggiungere i problemi economici: la povertà, le diseguaglianze e le forme di marginalizzazione all’interno della società sono strettamente legate alle forme di malnutrizione e denutrizione e nei paesi che hanno passato periodi di rallentamento della crescita economica questi problemi hanno avuto un grosso peso. Secondo le Nazioni Unite, tra il 2011 e il 2017 il numero di persone che soffrono la fame è aumentato in 65 paesi a causa della crisi economica. La crisi ha fatto crescere la disoccupazione e diminuire gli stipendi, rendendo più difficile l’accesso al cibo per le persone economicamente svantaggiate. Anche in alcuni paesi che a livello nazionale si sono ripresi dopo la crisi mondiale del 2008-2009 le cose sono peggiorate: alla ripresa non ha corrisposto una diminuzione delle diseguaglianze.

Avere fame per un periodo di tempo prolungato significa avere problemi a muoversi e lavorare, ma anche a pensare: in generale ad avere una vita dignitosa. Nel caso dei bambini significa anche non riuscire a crescere bene. Oggi il 22 per cento dei bambini sotto i 5 anni, pari a 149 milioni, è rachitico: non significa semplicemente che sono molto magri, ma che le loro ossa non si stanno rafforzando bene e dunque la loro crescita procede male, il loro sviluppo fisico e intellettivo è rallentato, aumenta la sensibilità alle malattie. 49 milioni di bambini sono così gravi che non solo hanno un’altezza inferiore ai valori standard della loro età, ma sono anche esageratamente magri e fanno fatica a prendere peso. Nei casi peggiori muoiono.

Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo dice anche che il numero di bambini sotto i cinque anni denutriti e rachitici sta diminuendo ma non abbastanza da far pensare che sarà possibile averlo ridotto del 50 per cento entro il 2030, uno degli obiettivi sullo sviluppo e la salute fissati dalle Nazioni Unite. Si stima che la denutrizione infantile (e quella delle donne incinte) sia responsabile del 45 per cento delle morti di bambini con meno di 5 anni. Ogni anno sono più di 3 milioni i bambini che, di fatto, muoiono di fame.

Per più della metà i bambini rachitici vive in Africa (dove il loro numero è aumentato dal 2000 al 2018), per il 40 per cento in Asia: sono nati in alcuni dei paesi più poveri del mondo. Il modo più semplice per aiutarli, di fatto, è dare a loro e ai loro genitori le risorse economiche per soddisfare i più primari dei bisogni. Per farlo si può ricorrere allo strumento dell’adozione a distanza o, per meglio dire, dal “sostegno” a distanza: è un modello di aiuto che funziona con efficacia da molti anni.

Perché a un bambino possa essere garantito il diritto al cibo bastano 82 centesimi di euro al giorno. ActionAid, una delle più grandi associazioni internazionali tra quelle che promuovono e gestiscono forme di sostegno a distanza, permette di sostenere un bambino a distanza con una donazione mensile di 25 euro, meno di un caffè al giorno. Nel corso degli anni il donatore riceve aggiornamenti regolari sulla vita del bambino o della bambina – informazioni, fotografie, disegni – oltre che gli aggiornamenti dell’associazione sull’avanzamento dei progetti che sta contribuendo a realizzare e sull’utilizzo dei fondi raccolti. Chi vuole può scrivere lettere (se non conosce la lingua locale può farsi aiutare dall’associazione o scrivere direttamente in inglese, sarà un operatore del posto poi a occuparsi della traduzione) e visitare la famiglia e la comunità a cui offre sostegno.

Se anche voi volete dare a un bambino o una bambina la possibilità di avere cibo sano e ricevere cure mediche, e di studiare, potete farlo molto facilmente online sul sito di ActionAid dedicato all’adozione a distanza (adozioneadistanza.actionaid.it).

Come funziona l’adozione a distanza con ActionAid