La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte di Imane Fadil

(MATTEO BAZZI / ANSA)
(MATTEO BAZZI / ANSA)

La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sulla morte di Imane Fadil, la modella di origine marocchina nota per essere stata una delle testimoni nel processo “Ruby Ter”, di cui i giornali avevano erano tornati ad occuparsi dopo la sua morte, avvenuta l’1 marzo in circostanze inizialmente poco chiare. A circa sei mesi di distanza dalla morte la procura ha fatto sapere che ora c’è «la certezza» che Fadil sia morta per aplasia midollare. In precedenza i magistrati avevano anche escluso eventuali responsabilità dei medici che l’avevano in cura. Repubblica scrive che «i familiari della modella stanno valutando di opporsi alla richiesta di archiviazione».

Fadil era stata ricoverata il 29 gennaio all’Humanitas di Milano in condizioni cliniche molto gravi. Era stata presa in carico da un gruppo multidisciplinare che aveva provato ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, senza però riuscire a capire la causa della sua condizione. Dopo l’apertura dell’inchiesta, per giorni sui giornali erano circolate varie teorie sulla possibilità che Fadil fosse morta per avvelenamento da sostanze radioattive. Era un’ipotesi resa maggiormente suggestiva, almeno per i giornali, dal fatto che Fadil fosse stata coinvolta come testimone in uno dei processi sulla presunta compravendita di testimonianze che coinvolge Silvio Berlusconi.