La casa rifugio per donne vittime di violenza Lucha y Siesta di Roma sarà sgomberata il 15 settembre

La casa rifugio per le donne vittima di violenza Lucha y Siesta di Roma (Sara Cervelli)
La casa rifugio per le donne vittima di violenza Lucha y Siesta di Roma (Sara Cervelli)

Martedì la casa rifugio per le donne vittime di violenza Lucha y Siesta di Roma ha ricevuto una lettera dal Tribunale fallimentare della città che annuncia che il 15 settembre l’edificio che ospita la casa sarà sgomberato. La palazzina, che si trova in zona Cinecittà, è di proprietà di ATAC, l’azienda del trasporto pubblico romano che sta affrontando un piano di risanamento deciso dal Tribunale. Fino al 2008 era abbandonata: da allora è stata usata per dare un alloggio sicuro alle donne che hanno bisogno di aiuto per allontanarsi da una situazione di violenza e ai loro figli. Oggi nella casa vivono 15 donne e 7 bambini: dal Comune di Roma non sono state diffuse comunicazioni riguardo a possibili sistemazioni alternative per queste persone.

La consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni, della Lista Civica Zingaretti, ha criticato il Comune di Roma e ATAC per lo sgombero annunciato, chiedendo alla sindaca di Roma Virginia Raggi di impedirlo. L’Italia è tra i firmatari della cosiddetta Convenzione di Istanbul del 2011, il testo più avanzato contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, ma non ha ancora applicato alcune delle raccomandazioni della Convenzione, tra cui quella sul numero minimo di posti letto in case rifugio per numero di abitanti: nel 2015 in Italia, secondo un rapporto della rete europea di associazioni contro la violenza sulle donne Wave, ne mancavano più di 5mila rispetto a quelli raccomandati.