Sappiamo ancora troppo poco sulle microplastiche

L'Organizzazione Mondiale della Sanità dice che per i dati che abbiamo oggi non sembrano un rischio per la salute, ma servono altre ricerche

Attivisti di Greenpeace raccolgono campioni d'acqua nell'Elba, in Repubblica Ceca, per verificare la presenza di microplastiche, il 6 settembre 2018 (Ondrej Hajek/CTK via AP Images)
Attivisti di Greenpeace raccolgono campioni d'acqua nell'Elba, in Repubblica Ceca, per verificare la presenza di microplastiche, il 6 settembre 2018 (Ondrej Hajek/CTK via AP Images)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha diffuso la sua prima analisi sulle conseguenze sulla salute della presenza di microplastiche nelle riserve idriche mondiali e ha concluso che per quello che sappiamo oggi non costituiscono un rischio per le persone. Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni massime inferiori ai 5 millimetri che a causa dell’inquinamento si trovano nelle acque di tutto il mondo, acqua in bottiglia compresa.

L’analisi dell’OMS contiene due conclusioni principali, entrambe piuttosto provvisorie. La prima è che ci sono ancora troppi pochi dati per valutare in maniera attendibile i rischi per la salute dovuti alle microplastiche nell’acqua: soltanto negli ultimi due anni sono stati fatti degli studi seri sul tema, e comunque non sono abbastanza per conclusioni affidabili. La seconda è che questi studi sono necessari, e a questo proposito l’OMS ha diffuso un appello specifico perché siano condotte più ricerche.

Secondo gli studi confrontati dall’OMS per capire l’impatto delle microplastiche sulla salute, è improbabile che frammenti di plastica di dimensioni maggiori di 150 micrometri vengano assorbiti dal corpo umano (un micrometro è un millesimo di millimetro, 150 micrometri sono quindi 0,15 millimetri). Quando vengono ingeriti con l’acqua, perciò, passano attraverso il corpo senza conseguenze. Per quanto riguarda i frammenti più piccoli, sembra difficile che vengano assunti con l’acqua potabile, secondo i dati disponibili: ma sono ancora pochi, per l’appunto.

Un problema degli studi sulle microplastiche condotti finora è che non usano un metodo standard per rilevarne la presenza nell’acqua. Come ha spiegato il medico dell’OMS Bruce Gordon a BBC News, in alcuni studi si parla di campioni d’acqua in cui sono presenti 1.000 microparticelle per litro, altri parlano di una sola particella per litro: queste differenze potrebbero semplicemente dipendere dal tipo di filtro usato dai ricercatori per raccogliere i campioni.

L’OMS raccomanda che i fornitori di acqua potabile e le autorità che si occupano di controllo idrico abbiano come primo obiettivo la rimozione dalle acque di microbi patogeni e sostanze chimiche che si sa con certezza essere dannose per la salute: in questo modo si riduce anche la presenza di microplastiche nell’acqua, dato che i trattamenti per la rimozione di sostanze chimiche e residui fecali riducono le microplastiche presenti nell’acqua per più del 90 per cento.