Il trasferimento di nervi

In Australia è stata sperimentata con successo una tecnica per permettere alle persone paralizzate di tornare a muovere mani e braccia

Utilizzando la tecnica del “trasferimento di nervi”, un gruppo di chirurghi in Australia è riuscito a ripristinare parzialmente i movimenti delle braccia e delle mani di alcuni pazienti tetraplegici. Gli esiti incoraggianti delle loro esperienze cliniche sono stati pubblicati in uno studio sulla rivista scientifica Lancet, offrendo nuovi dettagli su un sistema che negli ultimi anni è stato affinato e perfezionato. I miglioramenti sono tangibili, hanno spiegato alcuni pazienti, anche se la tecnica non consente comunque di ripristinare completamente le normali funzioni motorie.

I traumi gravi al midollo spinale, la parte del sistema nervoso centrale che si trova all’interno della colonna vertebrale, possono interferire o interrompere completamente la trasmissione dei messaggi prodotti dal cervello per controllare il resto del corpo. Non potendo più ricevere i segnali dal sistema nervoso centrale, i nervi periferici non inviano gli stimoli ai muscoli, e se ne perde il controllo.

I pazienti coinvolti nella sperimentazione si trovavano in questa condizione ed erano tetraplegici, cioè impossibilitati a controllare buona parte delle loro braccia e delle gambe. Avevano però conservato la capacità di muovere alcuni muscoli del braccio, la parte compresa tra la spalla e il gomito. I neurochirurghi, guidati da Natasha van Zyl dell’Austin Hospital di Melbourne, hanno collegato i nervi funzionanti a quelli di altri muscoli, responsabili di movimenti più utili per i pazienti come l’apertura e la chiusura delle mani.

Dopo l’operazione, se il paziente pensa di muovere un determinato muscolo, in realtà ne muove un altro al quale è stata ricondotta la connessione nervosa. L’adattamento avviene piuttosto velocemente e consente di recuperare, seppure parzialmente, movimenti altrimenti impossibili da fare nel caso di tetraplegia, come mostra questo video.


Le normali funzionalità della mano non possono essere ripristinate integralmente, spiegano i ricercatori, ma un paziente riesce comunque ad afferrare e tenere in mano qualcosa, e a sollevarla.

Non tutti i pazienti possono essere sottoposti al trasferimento di nervi: molto dipende dall’entità del danno subìto alla schiena. Se per esempio il trauma si è verificato molto in alto nella colonna, in prossimità delle vertebre cervicali, è difficile che si possa ottenere qualche risultato, perché i segnali provenienti dal cervello si fermano prima delle radici nervose del midollo.

Ogni anno circa 250mila persone diventano tetraplegiche a causa di incidenti gravi alla colonna vertebrale, quindi la quantità di pazienti che potrebbe beneficiare di un intervento è rilevante.


La tecnica di trasferimento non è sempre efficace, spiegano gli autori dello studio. Su 16 pazienti operati con 59 trasferimenti, il sistema non ha funzionato in quattro casi. Sulla base dei loro dati, i ricercatori hanno notato che il tasso di successo è più alto nei pazienti operati tra i sei e i dodici mesi dal trauma.