La fine del Maggiolino

Volkswagen non produrrà più la famosa utilitaria nata da un desiderio di Hitler e diventata poi un simbolo di anticonformismo

(AP Photo/Petros Giannakouris, File)
(AP Photo/Petros Giannakouris, File)

Questa settimana l’azienda automobilistica Volkswagen interromperà la produzione dell’ultimo modello del leggendario Maggiolino – conosciuto anche come Beetle – il cui primo prototipo risale al 1938. L’ultima fabbrica in cui veniva prodotto il Maggiolino si trova a Puebla, in Messico, dove domani, mercoledì 10 luglio, si terrà una cerimonia apposita per concludere la produzione. Il Maggiolino «ha simboleggiato molte cose diverse in un periodo storico di otto decenni», scrive il New York Times. «Ha fatto parte delle ore più buie della Germania in quanto progetto prestigioso mai realizzato dai nazisti. È stato un simbolo della fioritura dell’economia tedesca del Dopoguerra e della prosperità della classe media nascente; un esempio della globalizzazione, venduto e riconosciuto in tutto il mondo; un emblema della contro-cultura negli Stati Uniti. Oltre a tutto questo, l’auto è un punto di riferimento del design, riconoscibile come la bottiglia della Coca Cola».

Fu Adolf Hitler a voler realizzare un’auto per tutti in un periodo un cui era un lusso per pochi, inseguendo qualcosa di simile a quanto accaduto con la popolare T Ford negli Stati Uniti. In particolare Hitler voleva qualcosa di simile alla Tatra V570, un prototipo di utilitaria disegnato da Hans Ledwinka per la casa automobilistica ceca Tatra. La nuova auto avrebbe dovuto poter trasportare due adulti e tre bambini, la famiglia media tedesca dell’epoca, consumare poco, avere un motore raffreddato ad aria, ed essere generalmente solida, duratura ed efficiente. Per finire, non sarebbe dovuta costare più di 1.000 Reichsmark, quando lo stipendio di un operaio era di 130 Reichsmark al mese: per l’epoca, pochissimo.

Hitler affidò l’incarico all’ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, che nel 1935 presentò due prototipi, diventati tre l’anno successivo (V1, V2 e V3) costruiti interamente a mano. Nel frattempo nel 1937 Hitler aveva ordinato la costruzione di una fabbrica in Bassa Sassonia e di una città attorno, la futura Wolfsburg; nel 1938 la fabbrica venne inaugurata e fu così che nacque Volkswagen. L’avvento della Seconda guerra mondiale bloccò la produzione in massa delle nuove utilitarie, chiamate KdF-Wagen, che non vennero mai realizzate: da subito infatti Volkswagen iniziò a produrre veicoli militari, sfruttando la manodopera forzata di operai da tutta Europa.

Dopo la fine del conflitto la fabbrica venne riaperta e, sotto il controllo del maggiore dell’esercito inglese Ivan Hirst e di Ferdinand Anton Porsche, il figlio di Ferdinand Porsche, venne poi trasferita al governo tedesco e allo stato della Bassa Sassonia, dove si trovava, che possiede tuttora parte dell’azienda. Una versione aggiornata dell’utilitaria disegnata prima della guerra andò in produzione con il nome di Type 1 e soltanto nel 1967 fu definita per la prima volta “Der Käfer” (il Maggiolino) in un volantino pubblicitario. Fu un successo e nel 1955 Volkswagen ne aveva prodotti già un milione. Nel 1959 arrivò negli Stati Uniti, accompagnata dal leggendario slogan dell’agenzia Doyle Dane Bernbach: “Think small” (Pensa in piccolo), un’allusione scherzosa alle dimensioni dell’auto, che la rendevano un simbolo di ribellione e anticonformismo in una cultura dominata da veicoli mastodontici e spettacolari.

In poco tempo gli Stati Uniti divennero il più importante mercato straniero per Volkswagen e nel 1968 acquistarono 563.522 Maggiolini, il 40 per cento della produzione totale; in quell’anno, poi, uscì al cinema il film Un Maggiolino tutto matto (The Love Bug) prodotto dalla Disney e diretto da Robert Stevenson. In Germania l’auto vendeva bene grazie al prezzo basso, alla qualità e alla longevità, che la resero un simbolo della normalità del Dopoguerra.

A Wolfsburg la produzione del Maggiolino terminò nel 1978, quando il modello era stato sostituito da altri più recenti e funzionali come Golf. Continuò in Messico, dove era già iniziata nel 1967, fino al 2003; qui il Maggiolino fu soprannominato il “vochito” ed ebbe una nuova vita come auto del popolo. Nel 1998 il nuovo amministratore delegato Ferdinand Piech, nipote di Ferdinand Porsche, ordinò la produzione del New Beetle, un modello retrò montato su una base Golf, e nel 2011 venne realizzato un nuovo Maggiolino con forme più snelle e meno bombate (tetto più piatto, interni e baule più spaziosi), disegnato da Walter de Silva. Nel settembre del 2018 Volkswagen aveva annunciato che nel 2019 avrebbe smesso di produrre Maggiolini.