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  • Giovedì 13 giugno 2019

Due petroliere potrebbero essere state attaccate nel Golfo dell’Oman

Se fosse confermato, sarebbe il secondo attacco di questo tipo nel giro di un mese: i due equipaggi sono stati soccorsi e sono al sicuro

Una delle due petroliere in fiamme nel Golfo dell'Oman (AP Photo/ISNA)
Una delle due petroliere in fiamme nel Golfo dell'Oman (AP Photo/ISNA)

Due petroliere sono state evacuate dopo la segnalazione di un incidente nel Golfo dell’Oman: si è parlato di esplosioni e incendi, ma non si conoscono ancora le cause di quanto successo. I due equipaggi si trovano al sicuro: alcune persone sono state soccorse da navi della Marina dell’Iran, e portate sull’isola iraniana di Jask, altre sono state raggiunte dalla Quinta Flotta della marina militare statunitense, che ha la sua base di supporto in Bahrein e che opera nell’area. Le due petroliere coinvolte sono la Front Altair, battente bandiera delle Isole Marshall, e la Kokuka Courageous, battente bandiera di Panama. Secondo le prime ricostruzioni, le petroliere potrebbero essere state attaccate.

Un racconto parziale di quanto successo è stato diffuso dall’Autorità marittima della Norvegia, coinvolta nella vicenda perché la petroliera Front Altair è di proprietà di una società norvegese: l’Autorità ha detto che a bordo ci sono state tre esplosioni, anche se non è ancora chiara la causa. Un portavoce della CPC Corp, la compagnia petrolifera di stato di Taiwan, che aveva preso in gestione la Front Altair, ha detto che il sospetto è che la petroliera «sia stata colpita da un siluro», ma la notizia finora non è stata confermata. Nel frattempo, il segretario di stato USA Mike Pompeo ha accusato «la Repubblica islamica dell’Iran» di essere responsabile dell’attacco: «Questi attacchi non provocati rappresentano una chiara minaccia per la pace e la sicurezza internazionali, un palese attacco alla libertà di navigazione e un’inaccettabile campagna per aumentare le tensioni».

Se fosse confermato, l’attacco non sarebbe il primo nella regione. Lo scorso 12 maggio quattro imbarcazioni che si trovavano al largo degli Emirati Arabi Uniti furono attaccate da un «attore statale», come lo definì il governo emiratino. Gli Stati Uniti dissero che il responsabile era l’Iran, accusandolo di voler alzare la tensione nel Golfo Persico: il governo iraniano negò le accuse. Anche dopo il presunto attacco di giovedì americani e iraniani si sono accusati a vicenda: funzionari del ministero della Difesa statunitense hanno detto a CBS News che è «molto probabile» che il responsabile sia l’Iran, mentre il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha scritto su Twitter: «Dire “sospetto” non basta per descrivere quello che è emerso stamattina», di fatto accusando genericamente altri, presumibilmente gli Stati Uniti.

Il Golfo dell’Oman si trova vicino allo Stretto di Hormuz, una passaggio di grande importanza strategica attraversato da una parte significativa del greggio prodotto in Medio Oriente. Da anni lo Stretto è zona di grandi tensioni tra Iran e Stati Uniti. Dopo la diffusione della notizia del presunto attacco, il prezzo del petrolio è aumentato del 4 per cento.