Due magistrati sono indagati per il depistaggio sulla strage di via d’Amelio

La scena dell'attentato in via D'Amelio in cui rimase ucciso il magistrato Paolo Borsellino nel 1992 (ANSA/ARCHIVIO)
La scena dell'attentato in via D'Amelio in cui rimase ucciso il magistrato Paolo Borsellino nel 1992 (ANSA/ARCHIVIO)

Gli ex pubblici ministeri Carmelo Petralia e Annamaria Palma, tra gli investigatori che indagarono sulla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino, sono indagati per il depistaggio dell’inchiesta sull’attentato. L’accusa è di concorso in calunnia aggravato: insieme a un gruppo di poliziotti, avrebbero suggerito a tre “falsi pentiti” di accusare dell’attentato persone che non c’entravano nulla per favorire Cosa nostra.

Oggi Palma è avvocata generale a Palermo, mentre Petralia è procuratore aggiunto a Catania. In merito all’indagine sul depistaggio tre persone sono attualmente sotto processo a Caltanissetta, i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo: erano membri della squadra mobile della polizia di Palermo guidata da Arnaldo La Barbera. La Barbera, morto il 12 dicembre 2002, avrebbe avuto un «ruolo fondamentale nella costruzione delle false collaborazioni con la giustizia» secondo le motivazioni della corte d’assise di Caltanissetta depositate lo scorso luglio per la sentenza del processo Borsellino quater.