L’agenzia statale che in Australia si occupa di lavoro ha stabilito che i conducenti di Uber non sono dei dipendenti

(Martin Ollman/Getty Images)
(Martin Ollman/Getty Images)

Il Fair Work Ombudsman, l’agenzia statale che in Australia si occupa di lavoro, ha stabilito che i conducenti di Uber non sono dei dipendenti, ma dei lavoratori autonomi e che quindi non hanno diritto né al salario minimo né alle ferie retribuite. La decisione potrebbe avere conseguenze sulle autorità di regolamentazione sul lavoro di tutto il mondo.

I conducenti sono considerati fornitori indipendenti, possiedono una loro automobile e ricevono una percentuale basata sul numero di corse che effettuano. Soprattutto in Europa molti autisti hanno però fatto causa ad Uber, sostenendo che il loro lavoro costituisse in realtà un vero e proprio rapporto subordinato e non una semplice fornitura di un servizio. L’inchiesta australiana del Fair Work Ombudsman è durata due anni e ha concluso che i conducenti non sono soggetti ad alcun obbligo formale o operativo verso Uber. La decisione elimina il rischio che il Fair Work Ombudsman intraprenda delle azioni legali contro Uber.

Lo scorso dicembre, invece, un tribunale del Regno Unito aveva confermato la sentenza di un tribunale del lavoro che aveva stabilito che i conducenti di Uber erano dei dipendenti e che avrebbero di conseguenza dovuto ricevere una retribuzione minima e altri diritti. Uber ha fatto appello alla Corte Suprema del Regno Unito.