“Alien” ha 40 anni

Fu il secondo film di Ridley Scott: nonostante una trama non troppo creativa, riuscì a lasciare il segno, nell'horror e nella fantascienza

Il 25 maggio 1979 uscì negli Stati Uniti Alien, il secondo film di Ridley Scott, che prima aveva diretto pubblicità e un film ambientato nella Francia napoleonica. Alien incassò dieci volte quanto era costato, diede il via a una fortunata saga e ancora oggi è un film molto citato e consigliato. Di quelli che chi c’era allora si riguarda volentieri e chi non c’era si va probabilmente a cercare. Alien è un film sia horror che di fantascienza: sicuramente il più noto nell’incrocio tra questi due generi e forse anche il migliore. E un segno del valore di Alien sta proprio nel segno che ha lasciato nel cinema horror e di fantascienza.

Si dice che quando lesse la sceneggiatura di Alien, Scott disse, come prima cosa, che era chiaramente una storia di Serie B, di scarsa qualità. In effetti lo è, e la si potrebbe ambientare in decine di posti diversi da un’astronave. Ma Scott scelse comunque di dirigere il film e molti critici concordano nel dire che è grazie ad alcune sue scelte che una storia di Serie B divenne invece una pietra miliare della storia del cinema. Le scelte riguardano l’attrice protagonista Sigourney Weaver, il fatto stesso di scegliere di avere una protagonista femminile, la cupezza generale del film (anche in senso letterale, visto che il film che è proprio girato con poca luce) e – forse la cosa più importante – l’alieno protagonista.

Alien è ambientato nel 2122 quando l’astronave Nostromo con il suo equipaggio carico di persone che erano andate a lavorare sul pianta Thedus deve tornare verso la Terra. Devia rotta perché riceve un segnale di soccorso, alcune persone scendono e poco dopo capiscono che sono andate a cacciarsi nei guai perché uno dei membri dell’equipaggio finisce per essere attaccato da un parassita alieno appena uscito da un uovo. Ellen Ripley (Weaver) vorrebbe mettere in quarantena chi potrebbe essere contaminato e compromesso dal contatto con gli alieni, ma non glielo lasciano fare e tutti risalgono quindi a bordo dell’astronave. Sembra tutto andare per il meglio, finché:


La situazione è quindi: alieno brutto e cattivo di cui nessuno sa niente che vaga per un’astronave. Seguono problemi, anche perché Ripley scopre cose che non dovrebbe su alcuni suoi compagni di viaggio e sul fatto che sapessero ben più di lei su quel misterioso alieno.

Di per sé, Alien racconta una storia molto semplice. Eppure ha evidentemente lasciato il segno. Mekado Murphy del New York Times ha spiegato perché, per punti.

I film “alla fine ne resta solo uno”
Alien non ha premesse complicate e non dice granché del contesto in cui è ambientato. La fantascienza è un contesto, ma non è che si vedano così tante cose del futuro in cui si svolge la storia. È parte del motivo per cui Alien è riuscito a rimanere attuale e non sembrare mai vecchio, ma è anche segno del fatto che, nella sua essenza, Alien è il più semplice dei thriller. C’è un gruppo, e poi c’è un nemico: e il nemico man mano elimina i membri del gruppo, che nel frattempo si mettono anche a litigare tra loro. Dopo Alien ci provarono diversi altri film di fantascienza: un caso recente è il film Life, con Ryan Reynolds.

L’eroina spaziale
Di nuovo, la presenza della donna che alla fine si salva e sconfigge il mostro o il serial killer è una cosa da horror. Scott prese in prestito l’idea e la trasferì nella fantascienza, facendola diventare un’eroina spaziale e non solo una che alla fine, chissà come, riesce a cavarsela. Murphy cita, come esempi di personaggi chiaramente influenzati da Ripley, quello di Jodie Foster in Contact e quello di Sandra Bullock in Gravity.

L’oscurità
«Sì, è un film ambientato nello Spazio, quindi la luce non è granché», scrive Murphy: «ma Alien fa un uso peculiare del buio, usandolo per nascondere il suo mostro nelle viscere dell’astronave». Murphy spiega che oltre al tema dell’oscurità, Alien insistette molto più degli altri film di fantascienza di allora sui concetti di silenzio e solitudine. Lo mostrano chiaramente la locandina e la notissima frase promozionale del film.

La creatura
Molti film prima di Alien si erano trovati a dover pensare a come rappresentare un mostro che facesse paura e, allo stesso tempo, non fosse troppo difficile da realizzare (con il rischio di essere chiaramente finto e di non fare paura). Non è un caso che in molti film di quel periodo il nemico fosse qualcosa di ignoto, indefinito o invisibile (o, come nel caso di Fluido mortale, una creatura informe e gelatinosa). Alien non ebbe paura di mostrare il suo Xenomorfocon la sua lunga testa e i suoi tanti denti. Per cercare una creatura chiaramente influenzata da Alien basta guardare com’è fatto l’alieno di Predator, che uscì nel 1987.