Guida alle elezioni comunali di Pescara

Il candidato del centrodestra sembra il favorito, mentre il centrosinistra ha deciso di non ricandidare il sindaco uscente e di puntare sull'ex assessore regionale Marinella Sclocco

Marinella Sclocco, a sinistra, candidata del centrosinistra, e Carlo Masci, a destra, candidato del centrodestra
Marinella Sclocco, a sinistra, candidata del centrosinistra, e Carlo Masci, a destra, candidato del centrodestra

Domenica 26 maggio si vota a Pescara per eleggere il nuovo sindaco e rinnovare il consiglio comunale. Le elezioni si tengono poco tempo dopo quelle regionali vinte a febbraio dal candidato del centrodestra Marco Marsilio con il 48 per cento dei voti, ai danni del centrosinistra, che aveva ottenuto il 31 per cento, perdendo il governo dell’Abruzzo.

La sconfitta del centrosinistra alle elezioni regionali – pur con un risultato dignitosissimo di questi tempi per il candidato Giovanni Legnini – si era aggiunta alle freddezze del Partito Democratico pescarese nei confronti della ricandidatura del sindaco uscente, Marco Alessandrini, che era stato eletto nel 2014: Alessandrini ha amministrato la città riscuotendo una dose “normale” di critiche e consensi per un sindaco (nei fatti con qualche guaio superato e qualche successo palese), ma la sua autonomia dal partito e i tempi difficili per candidati ritenuti poco sovversivi avevano da tempo disamorato il PD sull’idea di ricandidarlo, e lui – che non aveva costruito grandi aggregazioni intorno a sé per capitalizzare il suo ruolo – si era ufficialmente fatto da parte lo scorso marzo.

Per il centrosinistra la campagna elettorale è incominciata quindi piuttosto tardi, con la scelta del candidato arrivata solo a inizio aprile. I giornali locali hanno parlato di scontri interni al PD locale, che per cercare di rifarsi dopo la sconfitta delle regionali ha voluto puntare su un candidato nuovo, tanto che per un po’ si era parlato anche della possibilità di candidare una persona esterna alla politica. Alla fine il PD ha scelto Marinella Sclocco di Articolo 1, il partito formato dai dirigenti che lasciarono il partito all’inizio del 2017 e che ora sembrano sul punto di tornare. Sclocco, che è stata assessore regionale alle Politiche sociali, sarà sostenuta dal PD e dalle liste “Pescara Città Aperta” e “Per Sclocco sindaco”.

Nel centrosinistra ci sarà però anche un altro candidato, Gianni Teodoro, ex assessore della giunta Alessandrini, che si presenterà da solo con una propria lista. Il centrodestra, invece, si presenterà unito a sostegno di Carlo Masci, politico di lungo corso che in passato è stato consigliere comunale e regionale, e candidato sindaco nel 2003. Ad appoggiarlo saranno Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Unione di Centro e due liste civiche. La candidata del Movimento 5 Stelle sarà invece Erika Alessandrini, ex consigliera comunale.

Tra gli altri candidati ci sono Carlo Costantini, ex deputato dell’Italia dei Valori e candidato del centrosinistra alla presidenza della regione nel 2008, che avrà l’appoggio di tre liste; Stefano Civitarese, ex assessore della giunta Alessandrini con una lista civica sostenuta anche da Rifondazione Comunista; Mirko Iacomelli, del partito neofascista CasaPound; Gianluca Baldini, con la lista sovranista “Riconquistare l’Italia”.

Non sono stati fatti sondaggi pubblici in vista di queste elezioni, quindi non ci sono dati ufficiali sulle probabilità di vittoria, ma sembra plausibile che si ripetano i risultati delle elezioni regionali. Per come stanno le cose i due candidati che hanno maggiori possibilità di vittoria sono Masci e Sclocco, ma le divisioni del centrosinistra dovrebbero avvantaggiare il primo. Si vota con un sistema maggioritario uninominale a doppio turno, quindi se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza dei voti (il 50 per cento più 1), i due candidati più votati andranno al ballottaggio il prossimo 9 giugno.

Il centrosinistra ha messo al centro del suo programma i risultati raggiunti dalla giunta dell’ex sindaco Alessandrini, nonostante la decisione di non ricandidarlo, mentre il centrodestra ha puntato soprattutto sulla discontinuità con la precedente amministrazione, sostenendo che le divisioni politiche all’interno del PD abbiano frenato le attività del consiglio comunale in questi anni, e di conseguenza la crescita della città. Uno dei temi più discussi è stato la sicurezza, e Masci ha accusato la giunta di centrosinistra di aver portato la città in uno stato di degrado: o meglio, di “degrado percepito”. «È di tutta evidenza che esiste in città una diffusa percezione di insicurezza», ha detto Masci, promettendo più risorse per la polizia municipale e una riqualificazione dei quartieri periferici, dove ci sono le situazioni di maggior disagio sociale.

Si è molto parlato anche della cosiddetta “Grande Pescara”, il referendum consultivo che si è tenuto nel 2014 per fondere la città di Pescara con le limitrofe Montesilvano e Spoltore. Il referendum, che aveva tra i principali promotori Costantini, venne approvato dal 64 per cento dei votanti. Nonostante il parere favorevole dei cittadini, il progetto però non si è ancora realizzato. A favore della fusione, che porterebbe alla nascita di una città di circa 200mila abitanti, si sono espressi quasi tutti i candidati, ma il M5S ha accusato il centrodestra di aver sempre osteggiato il progetto in questi cinque anni e di avere deciso di appoggiarlo solo ora per fini elettorali.