L’idea di Pulp Fiction
Da dove parte la storia del secondo e più famoso film di Quentin Tarantino, che fu proiettato per la prima volta 25 anni fa a Cannes
Nel 1992 due intervistatori francesi chiesero a Quentin Tarantino – che aveva meno di trent’anni e a Cannes stava presentando Le iene, il suo primo film – se avesse già progetti per il futuro. Lui rispose di sì, che stava già scrivendo la sceneggiatura del suo secondo film, Pulp Fiction. Gli intervistatori capirono male – Pope (Papa) al posto di Pulp – e gli chiesero stupiti se stesse scrivendo un film religioso. Tarantino spiegò di no, e che si trattava di un film antologico su alcuni criminali. Spiegò che le storie erano tre, che erano ispirate ai capisaldi del genere crime, che alcuni personaggi comparivano in tutte le storie e che quindi «un tizio che è la star della prima storia può morire in due secondi nella terza». Tarantino spiegò di aver scritto una storia su tre e aggiunse: «È una di quelle storie di cui non so se riuscirò a scriverla finché non avrò scritto l’ultima pagina».
Gli intervistatori non si interessarono ulteriormente a quel progetto e gli chiesero solo se stesse scrivendo la sceneggiatura in Europa. Lui spiegò che sì, la stava scrivendo ad Amsterdam, dove era andato a vivere per un paio di mesi, e che non sapeva ancora quando l’avrebbe girata. Lo girò a fine 1993, più di un anno dopo quell’intervista e due anni dopo, il 21 maggio 1994, tornò a Cannes per presentarlo. Il film uscì negli Stati Uniti il 14 ottobre (e in Italia a dicembre).
A Tarantino l’idea per Pulp Fiction era venuta a fine anni Ottanta, ancora prima di scrivere e dirigere Le iene. Quando ancora lavorava come commesso di Video Archives, un video-noleggio della periferia di Los Angeles. Insieme a lui in quel negozio lavorava il collega e amico Roger Avary. Tarantino e Avary passavano il loro tempo parlando di film e avevano deciso di mettersi anche a scriverli. «Non fu una grande differenza», ha raccontato Avary: «Dovevamo solo scrivere quello che tanto già ci dicevamo».
Entrambi provarono a mandare proposte e sceneggiature: all’iniziò andò male a entrambi, poi Tarantino prese il giro giusto e riuscì a farsi notare con un paio di sceneggiature e a ottenere quel che gli serviva per scrivere e dirigere il suo film: Le iene. Tarantino aveva in mente già allora un film “antologico”, ma, anche per questioni di budget, preferì in quel caso raccontare una sola storia, quella di una rapina, e tenere da parte le altre. Pare tra l’altro che la storia della rapina di Le iene Tarantino la prese tra quelle che aveva messo da parte per quel suo film “antologico”. Fatto sta che Le iene uscì, andò bene, Tarantino si fece notare e decise quindi di trasferirsi ad Amsterdam perché, come spiegò nell’intervista ai due francesi, non era mai stato fuori dagli Stati Uniti e gli sembrava un bel posto per cominciare.
Tarantino e Avary – che nel frattempo era riuscito a farsi a sua volta notare e stava preparando Killing Zoe, il suo primo film da regista – avevano pensato di fare un film a tre episodi: uno diretto da Tarantino, uno da Avary e un altro da un terzo regista. Il film avrebbe dovuto chiamarsi Black Mask, in omaggio a un vecchia rivista di storie “pulp” (storie di scarso valore, spesso di criminali e detective: chiamate così perché stampate su una carta brutta, detta appunto “pulp”). Non trovando il terzo regista e pensando che un film a episodi non avrebbe avuto successo, cambiarono piani.
Anzi, a cambiarli fu soprattutto Tarantino. Non è ben chiaro come e quanto Avary contribuì alla sceneggiatura di Pulp Fiction e negli anni i due hanno anche litigato a riguardo. Quel che è certo è che un pezzo di Pulp Fiction è tratto da una storia pensata e inizialmente scritta da Avary e che per un periodo Avary raggiunse Tarantino ad Amsterdam. Ma la storia di Avary fu poi perfezionata e integrata nel film da Tarantino e Avary lasciò il progetto di Pulp Fiction prima ancora che la sceneggiatura venisse completata, perché voleva dedicarsi al suo Killing Zoe.
Tarantino, comunque, comprò da Avary la storia che lui aveva scritto e il film è a tutti gli effetti considerato un film “scritto e diretto” da Tarantino. La storia di Avary era quella di un pugile che si vendeva un incontro; le altre storie di Pulp Fiction furono invece scritte da Tarantino, e fu lui, soprattutto, a scegliere di incastrarle tra loro in un modo non convenzionale, che non rispettava l’ordine cronologico degli eventi.
Come ha raccontato Variety, alla fine dell’estate del 1992 Tarantino se ne andò via da Amsterdam, dove era vissuto in una stanza senza telefono o fax, con una dozzina di blocchetti pieni di appunti di quella che sarebbe poi diventata la sceneggiatura di Pulp Fiction. A trascrivere la storia a macchina fu Linda Chen, una dattilografa che ha parlato di centinaia di pagine di scritte indecifrabili. Si dice che, anche per Le iene, Tarantino avesse l’abitudine di scrivere con una pessima calligrafia, spesso con parole scritte come si pronunciano, anziché come si scrivono, e in molti casi senza alcun segno di punteggiatura. Chen ha parlato di Tarantino come di un «genio folle», ma alla fine, dopo qualche mese, i due riuscirono a completare una sceneggiatura come si deve, nella forma oltre che nella sostanza. Sulla prima pagina della sceneggiatura, lunga 159 pagine in tutto, Tarantino le fece scrivere «Maggio 1993 VERSIONE DEFINITIVA». Chen ha detto che era il suo modo di far sapere alle case di produzione che lui «non avrebbe concesso loro di aggiungere note o revisioni».
Tarantino era riuscito a stare tre mesi ad Amsterdam anche grazie a un anticipo da parte di Jersey Films, la casa di produzione di Danny DeVito. I due si erano conosciuti nel 1991, quando DeVito aveva notato che Tarantino era l’unica persona a riuscire a parlare più veloce di Martin Scorsese e, soprattutto, aveva promesso a Tarantino di finanziare qualsiasi cosa avesse voluto fare. Con la sceneggiatura in mano, e con l’aiuto della Jersey Films, Tarantino riuscì nell’arco di qualche mese e raccogliere altri soldi – in gran parte provenienti dalla Miramax, di Harvey Weinstein – e il 20 settembre 1993 iniziarono le riprese.
Tarantino scelse di girare il film con la stessa squadra che aveva lavorato con lui a Le iene. Il budget era di circa otto milioni di dollari, ma Tarantino disse loro che aveva in mente un film da 25 milioni di dollari, e che quindi bisognava impegnarsi a dovere. Su alcune cose si risparmiò – ad esempio sull’auto che guidano i due protagonisti, che è di Tarantino – ma su altre si scelse di spendere molto: la scena più costosa è quella girata nel locale del ballo, il Jack Rabbit Slim: non esiste e fu allestito per l’occasione, spendendo circa 150mila dollari.
Tarantino riuscì a montare il film e, due anni dopo l’intervista in cui ne aveva parlato, tornare a Cannes per presentarlo. Pulp Fiction fu mostrato per la prima volta il 21 maggio 1994, 25 anni fa oggi. Due giorni dopo Pulp Fiction vinse la Palma d’oro di Cannes. Il film è stato definito dal critico Roger Ebert il più influente degli anni Novanta: oltre a vincere Cannes, fu il più grande esempio di come un film piccolo e “indipendente” potesse anche avere un grandissimo successo di pubblico. Pulp Fiction fece nascere tutto un genere di film alla Pulp Fiction e nel farlo mise in campo un «immaginario debordante» di momenti, citazioni e riferimenti. Pulp Fiction generò da subito un culto intorno a Tarantino e al suo modo di fare cinema e riuscì a essere allo stesso tempo cinema di alta qualità e fenomeno della cultura pop.
Per certi film si deve stare a cercare quali sono i momenti o le scene che si sono davvero fatti ricordare anche dopo anni. In Pulp Fiction quelle scene e quei momenti sono così tanti che si farebbe prima a dire quali non lo sono. Ci sono decine di video che analizzano le opere a cui Tarantino si è ispirato e quelle che a sua volta sono state ispirate da Pulp Fiction, decine di aneddoti sulle scene e sui loro significati, decine di piccoli dettagli che sono stati raccontati e analizzati.
Stasera a Cannes, a 25 anni esatti dall’uscita di Pulp Fiction, non ci sarà però una di quelle cerimonie in cui si celebra l’anniversario di un film. Ci sarà la presentazione del nono e molto atteso film di Quentin Tarantino: C’era una volta…a Hollywood.