Un gruppo armato ha tagliato le forniture d’acqua a Tripoli, in Libia

(Stringer/picture-alliance/dpa/AP Images)
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Milioni di abitanti di Tripoli, capitale della Libia, e delle città vicine sono rimasti senza fornitura d’acqua dopo che domenica un gruppo armato aveva preso d’assalto, nel distretto di Gefara, una sede del “Grande fiume artificiale”, un acquedotto che preleva l’acqua dal Sahara e la trasporta verso Tripoli e dintorni attraverso un ramificato sistema di tubature. Il gruppo aveva ordinato agli impiegati di chiudere i tubi dell’acqua collegati ai pozzi sotterranei; l’agenzia che amministra l’acquedotto ha detto che verranno riaperti quando saranno soddisfatte le richieste degli assalitori, che al momento non sono però note. Nel frattempo gli abitanti delle città dovranno affidarsi alle riserve e a fornitori privati.

Il governo di Tripoli ha accusato il gruppo di sostenere il maresciallo Khalifa Haftar, il leader dell’esercito nazionale libico che controlla quasi tutta la Libia orientale e meridionale. Altri sostengono che sia indipendente e che il governo di Tripoli lo stia collegando a Haftar per cercare di screditarlo. Il 4 aprile Haftar aveva lanciato un attacco per conquistare Tripoli, dove si trova la sede del governo di Fayez al Serraj, il primo ministro riconosciuto dall’ONU come l’unico legittimo del paese. Da allora sono morte negli scontri almeno 510 persone, 2.500 sono state ferite e 75 mila hanno dovuto lasciare le loro case.