Anche Attilio Fontana è indagato nell’inchiesta sulla corruzione in Lombardia

Il presidente della regione è accusato di abuso d'ufficio per una nomina proposta per un suo socio di affari

Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana applaudito dalla maggioranza al Consiglio Regionale, quando sembrava non essere coinvolto dall'inchiesta. (ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana applaudito dalla maggioranza al Consiglio Regionale, quando sembrava non essere coinvolto dall'inchiesta. (ANSA/FLAVIO LO SCALZO)

Anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana, della Lega, è indagato nell’inchiesta che ieri ha portato agli arresti o comunque a misure cautelari per 43 tra amministratori e imprenditori lombardi, compresi diversi importanti esponenti del centrodestra locale. Nello specifico, Fontana è indagato per abuso d’ufficio: lo scrive il Corriere della Sera, dopo che ieri era sembrato che Fontana fosse sì coinvolto nell’inchiesta, ma solo come “parte offesa”.

Secondo i pm, infatti, ci sarebbe stato nei suoi confronti un tentativo di corruzione da parte di Gioacchino Caianiello, ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese: inizialmente, la versione uscita sui giornali – e quella ribadita dallo stesso Fontana in consiglio regionale martedì – era che il governatore non avesse recepito il tentativo di corruzione, e che non avendolo «percepito» non l’avesse nemmeno denunciato.

La tesi dell’accusa però è che Fontana stesse cercando una sistemazione lavorativa per Luca Marsico, suo amico e socio nel suo studio legale. Caianiello – definito spesso sui giornali come un “signore dei voti” all’interno di Forza Italia in Lombardia, e già condannato definitivamente per concussione nel 2017 – gli avrebbe offerto uno scambio: nominare come direttore della Formazione della regione l’attuale direttore generale di AFOL Metropolitana, la grande agenzia che si occupa di formazione e lavoro a Milano e nel suo hinterland; in cambio, AFOL avrebbe assegnato a Marsico consulenze per 80-90mila euro l’anno.

Le intercettazioni rivelano che Fontana avrebbe inizialmente considerato la proposta, per poi informare Caianiello di stare cercando un’alternativa pur spiegando che avrebbe potuto percorrerle entrambe. Secondo il Corriere, però, ieri la guardia di finanza ha acquisito dei documenti che sembrano provare che Fontana avrebbe poi proposto alla giunta regionale di nominare Marsico come membro esterno di un “Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici”, incarico che secondo il Corriere gli avrebbe fruttato compensi per 11.500 euro l’anno e 180 euro a seduta.

La settimana scorsa, scrivono i giornali, Fontana si era presentato a sorpresa in procura per verificare se fossero vere le voci a proposito di una grossa inchiesta imminente. Dopo che era stato inizialmente escluso dalla lista degli indagati, il segretario della Lega Matteo Salvini si era detto «doppiamente orgoglioso di lui», ed era stato molto applaudito al consiglio regionale quando aveva detto che sarebbe andato «avanti corretto e trasparente come sempre sono stato».

Gli altri indagati
Martedì i carabinieri e la guardia di finanza avevano eseguito 43 ordini di custodia cautelare, di cui 12 prevedevano il carcere, nei confronti di altrettanti politici, amministratori, dirigenti e imprenditori principalmente tra Milano e Varese. È un’inchiesta con diversi filoni, che ipotizza vari giri di tangenti a livello regionale. Tra gli altri, sono stati arrestati anche Pietro Tatarella, consigliere comunale di Milano e candidato di Forza Italia alle elezioni europee per il Nord Ovest, e Fabio Altitonante, il sottosegretario alla Rigenerazione e Sviluppo area Expo della Regione Lombardia. Ieri Fontana ha revocato l’incarico ad Altitonante. I magistrati avevano poi presentato alla Camera una richiesta di arresto per il deputato di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti.

Oggi i giornali ricostruiscono le tesi dell’accusa per quanto riguarda questo filone: Tatarella e Altitonante, in pratica, sono accusati di aver ricevuto compensi (per Tatarella si parla di circa 5.000 euro al mese, mascherati da false consulenze) dall’imprenditore Daniele D’Alfonso: in cambio, lo avrebbero aiutato a ottenere (o ci avrebbero almeno provato) vari appalti, dalla gestione dei rifiuti alla manutenzione dei tombini e delle aree per cani ai lavori del teleriscaldamento. A D’Alfonso è contestata anche l’aggravante mafiosa, per alcuni presunti legami con un clan della ‘ndrangheta attivo a Milano.

Ci sono anche altri coinvolti: Franco Zinna e Maria Rosaria Coccia, rispettivamente dirigente e geometra del settore Urbanistica al Comune a Milano, sono indagati per abuso d’ufficio con l’accusa di aver agevolato una pratica per la ristrutturazione di una villetta di Altitonante a Milano. Mauro De Cillis, il responsabile operativo dell’Amsa, l’azienda che si occupa dei rifiuti a Milano, è accusato di turbativa d’asta e corruzione per aver ricevuto una presunta tangente da 100mila euro da D’Alfonso.