Che ne sarà di Rai Movie?

La Rai vuole fonderlo con Rai Premium in una riorganizzazione che porterà alla nascita di un canale "al femminile" e di uno "al maschile", e molti non sono d'accordo

ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI

Da qualche giorno si parla della possibile chiusura di Rai Movie, il canale Rai dedicato ai film. Dopo un paio di giorni in cui se ne era parlato senza che ci fossero comunicazioni da parte della Rai, ieri pomeriggio è finalmente arrivato un comunicato in cui la Rai ha fatto sapere che in effetti intende rimuovere Rai Movie, ma ha scritto di volerlo fare in funzione di «un’offerta cinematografica ancora più presente», per creare un nuovo canale «che nascerà non dalla chiusura ma dalla fusione di Rai Premium [il canale dedicato alle serie tv] e Rai Movie». Quindi: sì, Rai Movie in effetti sparirà; ma secondo la Rai questo non comporterà una diminuzione dei film trasmessi. In più, la Rai ha anche spiegato che il nuovo canale sarà un canale “orientato al pubblico maschile” da affiancarsi a uno “orientato al pubblico femminile”.

Della “fusione” di Rai Movie si parlava nel piano industriale presentato già a marzo dall’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini. Il piano industriale, approvato il 6 marzo dal Consiglio di amministrazione della Rai, è un lungo documento su quel che la Rai intende fare tra il 2019 e il 2021. Sebbene se ne sia iniziato a parlare pochi giorni fa, la “fusione” di Rai Movie con Rai Premium era già quindi stata decisa e approvata più di un mese fa e già quel giorno AdnKronos parlava, in un paragrafo dedicato alle novità previste dal piano industriale, di «un nuovo canale indirizzato ad un target prevalentemente femminile» e del «superamento di Rai Movie e Rai Premium, caratterizzati da una profilazione del pubblico scarsa rispetto a Rai 4».

Però è solo negli ultimi giorni – diciamo da sabato 13 marzo – che della “chiusura” di Rai Movie sono venuti a sapere anche i non addetti ai lavori. Il primo a parlarne è stato Il Giornale, seguito poi da tutti i principali quotidiani e siti italiani. Negli ultimi giorni si sono espressi sulla questione, dicendosi contrari a una chiusura di Rai Movie, anche attori e registi, per esempio Paolo Virzì, Alessandro Gassman e Alessandro Borghi. Contro la chiusura di Rai Movie si è espresso anche l’Usigrai, l’influente sindacato dei giornalisti Rai. C’è anche una petizione (“Non chiudete Rai Movie!”) su Change.org, che ha già superato le 20mila firme.

Tutte queste cose sono però arrivate prima del comunicato della Rai del 15 aprile, dal titolo “Ripensamento nuovi canali per migliore offerta e visione più strategica”. Nel comunicato si annuncia di voler «ridisegnare l’offerta cinematografica, aumentare gli investimenti e comunicare il prodotto con nuovi brand» e si dice che «il piano disegna un’offerta cinematografica ancora più presente su più canali». Tutto questo per «andare maggiormente incontro alle esigenze del pubblico offrendo meno repliche e una più ricca e varia programmazione di cinema, serie tv e contenuti originali».

Il comunicato spiega anche che i due nuovi canale che nasceranno – uno al posto di Rai 4 e uno dalla fusione di Rai Movie e Rai Premium – puntano «ad avere una programmazione di maggior appealing in base a tutte le profilazioni emergenti dalle rilevazioni di ascolto esistenti universalmente nel mondo dei media che segnalano una differenza di gradimento di prodotti televisivi basata su fasce di età e generi». Riguardo al canale al femminile e a quello al maschile viene però detto che «l’immagine di prodotti appartenenti a una discriminazione di genere basata su modelli relativi a decenni passati appartiene ad una narrazione fuori dal tempo, dalla logica, dall’interesse dell’attuale management e completamente priva di ogni fondamento e, in ogni caso, non appartiene in alcun modo a questo Piano Industriale». Il comunicato parla infine di voler rendere ancora più centrale l’offerta di Rai Play (per la visione di contenuti in streaming, in diretta e non) e che, come già annunciato, arriveranno anche un canale in inglese e uno «dedicato alle istituzioni». Del piano industriale si sta tra l’altro discutendo oggi in Commissione di vigilanza Rai, la commissione parlamentare che si occupa di sorvegliare l’operato della televisione e della radio pubblica italiana

Rai Movie, che per il momento continua a essere disponibile, esiste sotto varie forme e nomi dal 1999 e da qualche anno è visibile dal digitale terrestre. Tra i film in programmazione oggi – per farsi un’idea – ci sono Matrimonio all’italiana, Sodoma e Gomorra, Le sabbie del Kalahari, Lo chiamavano Jeeg Robot Il capitale umano. Rai Movie trasmette in media 14 film al giorno: che vuol dire circa cinquemila film l’anno, la metà circa dei quali sono italiani. Il canale trasmette anche Movie Mag, un programma dedicato al cinema che è condotto da Federico Pontiggia, in questi giorni molto attivo nel criticare la “chiusura” di Rai Movie.

Negli ultimi anni Rai Movie ha avuto uno share generalmente superiore all’1 per cento, che sembra poco ma non lo è, se comparato ad altri canali “minori” della Rai. Il fatto è che, i film – specie quelli vecchi – costano poco e quindi il canale non ha grandi spese. Come ha scritto Il Giornale, «Rai Movie e Rai Premium costano insieme, in tutto, circa un milione all’anno (meno di una serata del festival di Sanremo) a fronte di una trentina di milioni di incassi pubblicitari (la fonte è interna)». Sembra quindi che Rai Movie non sia un canale particolarmente in crisi, e che anzi porta discreti guadagni alla Rai.