In Thailandia non è ancora chiaro chi abbia vinto le elezioni

(Lauren DeCicca/Getty Images)
(Lauren DeCicca/Getty Images)

In Thailandia non è ancora chiaro chi abbia vinto le elezioni. La Commissione elettorale, che avrebbe dovuto pubblicare oggi i risultati, ha deciso di rinviare l’annuncio al 9 maggio, senza dare spiegazioni. Numerosi osservatori hanno riferito di irregolarità nei voti e alcune circoscrizioni hanno riportato dati elettorali palesemente gonfiati: il Guardian ha scritto che nel distretto di Nakhon Ratchasima il numero di voti espressi superava il numero di elettori registrati di 839.564 schede. Mentre nel distretto di Chiang Rai, nel nord del paese, i voti annullati erano quasi il doppio rispetto a quelli validi.

Secondo i risultati preliminari, diffusi la sera del 24 marzo (il giorno del voto), le elezioni sono state vinte dal partito Palang Pracharath, che sostiene l’attuale primo ministro Prayut Chan-ocha, nominato dalla giunta militare che aveva compiuto il golpe nel 2014, che ha ottenuto circa 7,9 milioni di voti. Ma allo stesso tempo il principale partito di opposizione Pheu Thai, terza riedizione del partito populista fondato dall’ex primo ministro Thaksin Shinawatra ha ottenuto la maggioranza dei seggi in parlamento. Si tratta però di dati non confermati dalla Commissione elettorale e quindi ancora in discussione.

Ora entrambi i partiti stanno cercando di trovare l’appoggio necessario per formare un governo, ma uno dei due è in una posizione di chiaro vantaggio, essendo appoggiato dalla giunta militare al potere dal 2014. La nuova costituzione infatti, scritta dalla giunta militare nel 2017, dà a Palang Pracharath il potere di nominare tutti i 250 senatori, che assieme ai 500 deputati della Camera bassa decideranno chi diventerà primo ministro. Questo significa che ai militari servirà l’appoggio di solo 126 parlamentari per riconfermare come primo ministro il loro leader: l’ex generale, Prayut Chan-ocha.