«Non siamo ancora riusciti a venire a capo» del rapimento di Silvia Romano

Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ammettendo gli scarsi progressi nelle ricerche della cooperante rapita in Kenya quattro mesi fa

Sono passati quattro mesi da quando la cooperante italiana di 23 anni Silvia Romano è stata rapita da un gruppo di uomini armati in Kenya, nel villaggio di Chakama, nel sud del paese. Da allora le notizie sul suo conto sono state poche, e raccolte con fatica dai giornalisti che hanno seguito le complicate operazioni per rintracciare la banda di rapitori. Mercoledì, durante un incontro con gli studenti dell’università Luiss di Roma, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato di come stanno andando le ricerche:

Il caso di Silvia Romano lo stiamo seguendo dal giorno in cui è stata rapita, attraverso canali di discrezione ovviamente. Più che i canali diplomatici è la nostra intelligence che ci sta lavorando. Nel riserbo che devo mantenere c’è stato un attimo in cui sono stato confidente che avessimo un risultato buono a portata di mano. Purtroppo, però, sono gruppi che sono stati individuati ma non siamo ancora riusciti a venirne a capo.

Le ultime notizie affidabili su Romano erano arrivate due mesi fa, a fine gennaio, quando la polizia kenyana aveva detto di essere convinta che fosse viva, e che fosse tenuta prigioniera nelle foreste della zona del fiume Tana. Districarsi tra le notizie date dalla stampa locale è stato però complicato, come ha spiegato l’agenzia AGI, perché vengono spesso riportate ipotesi inverosimili sulle sorti di Romano e perché sembra che sia in corso una sorta di campagna denigratoria nei suoi confronti, con sospetti su presunti altri scopi della sua permanenza in Africa. Romano lavorava come volontaria per l’ONLUS Africa Milele, che ha sede a Fano, nelle Marche.

Sempre secondo AGI, circolano voci secondo le quali gli investigatori kenyani non sanno bene dove cercare Romano. Le informazioni sui progressi delle indagini dell’intelligence italiana, dall’altra parte, sono pochissime: sul caso è stato mantenuto un gran segreto, per non ostacolare le ricerche. Non sappiamo infatti nemmeno se le motivazioni dietro al rapimento siano legate a una richiesta di riscatto, al terrorismo o alla criminalità comune. Nelle settimane successive al rapimento ci sono stati diversi arresti, ma a quanto si sa nessuno è stato determinante.