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  • Lunedì 18 marzo 2019

Da dove vengono i pittori fiamminghi

Dalle Fiandre, che diamine: come mai una piccola regione d'Europa ha creato una scuola artistica celeberrima

Il Grote Markt, la piazza principale di Anversa, in Belgio (Ente del turismo delle Fiandre Visit Flanders)
Il Grote Markt, la piazza principale di Anversa, in Belgio (Ente del turismo delle Fiandre Visit Flanders)

Basta aver visitato un grande museo europeo o aver amato molto la storia dell’arte a scuola per conoscere “i pittori fiamminghi”: insieme ai rinascimentali italiani, furono tra i più importanti artisti del Quattrocento, del Cinquecento e del Seicento, e la cosa fiamminga che ci è più nota. Poi, se siamo un po’ preparati sappiamo anche cosa vuol dire, “fiamminghi”, parola che mostra una singolare inversione: spesso non sappiamo come si chiamino gli abitanti di certi luoghi, in questo caso ci è più familiare il nome degli abitanti di quello del luogo. Le Fiandre.

Abbiamo delle attenuanti – questo plurale, poi – perché nel corso della storia la parola è stata usata per definire territori diversi: è il motivo per cui alcuni dei “pittori fiamminghi” sono olandesi e per cui nelle Fiandre si parla una variante dell’olandese. Oggi, comunque, quando si parla di Fiandre si intende una delle due regioni principali in cui si divide il Belgio, che a dirla tutta è anche il posto giusto per andare se volete vedere le opere dei più importanti pittori fiamminghi: Jan van Eyck, Pieter Bruegel il Vecchio e Peter Paul Rubens.

Le Fiandre di oggi, in breve
La parola “Fiandre” è la versione italiana dell’olandese Vlaanderen: deriva da un’antica espressione germanica che significa “terra allagata” e i più impallinati di etimologie possono riconoscerci la stessa radice dell’inglese flow, che significa “scorrere”. Come i vicini Paesi Bassi infatti le Fiandre si affacciano sul mare del Nord, e un tempo le loro coste erano periodicamente allagate per via delle grandi maree oceaniche. L’attuale regione del Belgio chiamata Fiandre è grande più o meno quanto la Campania. Ne fanno parte, tra le altre, le città di Anversa, Gent e Bruges (che noi chiamiamo con il nome francofono, malgrado quello fiammingo sia Brugge). Geograficamente e storicamente anche Bruxelles si trova nelle Fiandre: la città tuttavia è indipendente dal punto di vista amministrativo, forma una regione a sé e oggi solo una minoranza dei suoi abitanti è di lingua fiamminga. Da quando esiste il Belgio, infatti, moltissimi valloni, cioè i belgi francofoni, sono andati a vivere nella capitale.

All’estero le Fiandre sono molto note in particolare per il ciclismo e per la birra, che in generale in tutto il Belgio ha una lunga storia. Nelle Fiandre infatti si svolge una delle cosiddette classiche monumento, le gare di ciclismo su strada più vecchie e difficili, quelle che durano un giorno e che tutti i migliori ciclisti provano a vincere: il Giro delle Fiandre, corso per la prima volta nel 1913. Quanto alla birra, invece, le specialità fiamminghe sono le cosiddette lambic e gueuze (si pronuncia “gose” all’incirca): sono entrambe prodotte nella zona del Pajottenland, a sud-ovest di Bruxelles, dove il primo weekend di maggio – negli anni dispari – una serie di produttori apre al pubblico i loro birrifici per il cosiddetto Toer de Geuze.

Perché nelle Fiandre c’erano grandi pittori ai tempi del Rinascimento
Nel Quattrocento e nel Cinquecento il territorio che corrisponde alle Fiandre di oggi passò sotto vari governi in una serie di annessioni, divisioni, battaglie e vicende dinastiche. Nonostante le peripezie politiche però questi due secoli furono un periodo molto prospero per la regione, sia a livello economico che culturale. Le maggiori città fiamminghe erano importanti centri commerciali grazie ai porti della regione e divennero sedi di banche, anche straniere. Di conseguenza le classi dirigenti, sia nobili che borghesi, avevano una buona conoscenza di ciò che succedeva altrove – ad esempio nelle città italiane – e potevano investire nella produzione artistica.

Il primo grande pittore che si fece conoscere in questo periodo storico fu Jan van Eyck, che nacque intorno al 1390 e perfezionò la tecnica della pittura a olio, che poi sostituì in tutta l’Europa la pittura a tempera. Di van Eyck è molto famoso il Ritratto dei coniugi Arnolfini, conservato alla National Gallery di Londra, ma il suo capolavoro è il Polittico dell’Agnello Mistico, una grande pala d’altare composta da 12 pannelli che se completamente aperta misura quasi 4 metri di lunghezza. Il Polittico fu realizzato per la cattedrale di San Bavone a Gent, dove si potrà vedere di nuovo completo a partire dal 2020, quando sarà terminato il restauro cominciato nel 2012, e dove sono esposti i pannelli restaurati per primi. Nella sua storia fu rubato sette volte (uno dei pannelli, rubato nel 1934, non è mai stato ritrovato ed è stato sostituito con una copia) e fu tra le opere nascoste dai nazisti in una miniera di sale durante la Seconda guerra mondiale e poi ritrovate dai cosiddetti “Monuments Men“.

Da sinistra la regina e il re del Belgio, il presidente francese Emmanuel Macron e sua moglie Brigitte durante una visita al laboratorio di restauro del “Polittico dell’Agnello Mistico” di Jan van Eyck al Museo di belle arti di Gent, il 19 novembre 2018 (Stephanie Lecocq, Pool Photo via AP)

Dal 1 febbraio al 30 aprile dell’anno prossimo al Museo di belle arti di Gent ci sarà una grande mostra su van Eyck in cui si potranno vedere gli ultimi pannelli restaurati del Polittico e gran parte delle altre opere del pittore che ci sono rimaste. Invece allo STAM, il Museo della città di Gent, i bambini possono imparare la storia dei furti dei pannelli e provare a “ritrovarli”.

Quest’anno però nelle Fiandre si parlerà soprattutto di un altro dei cosiddetti “maestri fiamminghi”: Pieter Bruegel il Vecchio (che viene chiamato così per essere distinto da uno dei suoi figli, pittore famoso anche lui) e di cui quest’anno si celebra il 450esimo anniversario della morte. Nacque tra il 1525 e il 1530, quindi quasi un secolo dopo van Eyck, e insieme a Hieronymus Bosch (da cui fu influenzato) è uno dei più riconoscibili pittori fiamminghi, noto soprattutto per i suoi paesaggi e per le scene che mostrano la vita dei contadini del suo tempo. Anche a non essere esperti d’arte è facile avere visto molte volte le sue opere più famose, magari sulla copertina di qualche libro. Non si sa molto della sua vita, specialmente sulla sua giovinezza, ma si sa che visse ad Anversa e a Bruxelles e che visitò l’Italia. Sono arrivati fino a oggi 45 dei suoi dipinti: quattro si possono vedere ai Musei Reali di belle arti del Belgio, a Bruxelles, altre due al Museo Mayer van den Bergh di Anversa.

Una sala del Museo Mayer van den Bergh di Anversa in cui si può vedere “Margherita la pazza” di Bruegel, a destra (VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre)

Quest’anno ci saranno mostre dedicate a Bruegel in tutte le Fiandre. Ad esempio al Castello di Gaasbeek, che si trova a mezz’ora di macchina da Bruxelles, ci sarà una mostra su come Bruegel influenzò una serie di artisti del Novecento (Feast of Fools: Bruegel rediscovered, dal 7 aprile al 28 luglio), mentre alla Biblioteca Reale del Belgio, a Bruxelles, saranno esposte alcune delle numerose stampe realizzate da Bruegel e si potrà imparare come venivano prodotte e distribuite ai suoi tempi (Bruegel in Black and White, dal 15 ottobre al 16 febbraio 2020).

Il modo migliore per vedere le opere di Bruegel comunque resta la visita ai Musei Reali di belle arti del Belgio, che hanno anche collaborato con la piattaforma Google Arts & Culture per realizzare vari progetti digitali che aiutano a scoprire il lavoro di Bruegel.

Il terzo maestro fiammingo è il pittore barocco Peter Paul Rubens, che visse tra il 1577 e il 1640. Oltre che pittore, fu un collezionista d’arte e, occasionalmente, un diplomatico. Anche le sue opere si possono vedere nei musei di tutto il mondo, ma bisogna andare nelle Fiandre per visitare la Rubenshuis, la sua casa trasformata in museo. Si trova nel centro di Anversa; Rubens la comprò nel 1608, dopo aver passato otto anni in Italia, e la ridisegnò completamente ispirandosi all’architettura romana e a quella dei palazzi del Rinascimento italiano. La allargò per ospitare il proprio studio, oltre che un giardino, un portico e un padiglione per l’esposizione di sculture. All’interno sono conservate alcune opere di Rubens e quelle di alcuni suoi allievi, tra cui Antoon van Dyck.

Uno degli autoritratti di Rubens nella Rubenshuis, la casa museo dell’artista (Sigrid Spinnox/VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre)

Questo articolo fa parte di un progetto sponsorizzato da VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre.