A Taranto sono state arrestate sette persone, tra cui l’ex presidente della provincia, nell’ambito di un’inchiesta sull’ampliamento di una discarica

(ANSA)
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Sette persone sono state arrestate a Taranto, in Puglia, nell’ambito di un’inchiesta sull’ampliamento di una discarica a Grottaglie: i reati contestati sono quelli di corruzione e turbata libertà degli incanti (si definisce “incanto” la vendita pubblica di beni o di appalti al migliore offerente). Tra gli arrestati c’è anche Martino Tamburrano, presidente della provincia di Taranto dal 2014 al 2018, eletto con Forza Italia. Secondo l’accusa Tamburrano avrebbe ricevuto tangenti da parte di Pasquale Lonoce, un imprenditore che opera nel settore dello smaltimento e della gestione dei rifiuti, per ampliare la discarica, ormai colma, dopo che nell’agosto del 2017 la provincia di Taranto aveva respinto una richiesta di ampliamento. Secondo gli inquirenti, Tamburrano avrebbe ricevuto un’auto del valore di 50mila euro e altri contributi in denaro che avrebbe poi utilizzato per finanziare la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018 di sua moglie, Maria Francavilla, candidata al Senato con Forza Italia, ma non eletta. In cambio Tamburrano si sarebbe attivato per nominare un nuovo comitato tecnico e un dirigente del settore Ambiente compiacente.

Insieme a Tamburrano e Lonoce sono stati arrestati l’ex dirigente della provincia Lorenzo Natile e il procuratore speciale della società di Lonoce e gestore della discarica di Grottaglie, Roberto Venuti. Sono stati invece disposti gli arresti domiciliari per la figlia di Lonoce, Rosalba, per Federico Cangialosi, ex presidente di Amiu (l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti a Taranto), e per l’ex dirigente di Amiu Mimmo Natuzzi.