Justin Trudeau ha negato di aver agito contro la legge nel caso che ha portato alle dimissioni di due ministre del suo governo

Dave Chan/Getty Images
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Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha negato di aver fatto pressioni politiche inappropriate sull’ex procuratrice generale Jody Wilson-Raybould per aiutare la società canadese SNC-Lavalin Group Inc a evitare un processo per corruzione. In Canada se ne parla molto da alcune settimane ed è la questione che ha già portato alla dimissione di due ministre del governo di Trudeau. Parlando in conferenza stampa, Trudeau ha detto di aver fatto alcuni sbagli nel modo in cui gestì la vicenda e ha detto che «c’è sempre spazio per fare meglio». Ha poi aggiunto: «Ripeto e rassicuro i canadesi che non sono andato contro il nostro sistema, contro la legge o contro l’integrità delle istituzioni». Ha comunque ammesso che i suoi atteggiamenti potrebbero aver fatto venire meno la fiducia di Wilson-Raybould nei suoi confronti.

Wilson-Raybould è stata procuratrice generale (un incarico paragonabile al nostro ministro della Giustizia, ma che esercita anche il potere di pubblica accusa) dal 2015 fino allo scorso 14 gennaio, quando si dimise per essere poco dopo nominata ministra degli Affari dei veterani, un incarico molto meno prestigioso. In una testimonianza fatta in Parlamento a fine febbraio Wilson-Raybould aveva detto che tra il settembre e il dicembre del 2018 aveva ricevuto «velate minacce» riguardo al processo contro SNC-Lavalin da parte del ministro delle Finanze Bill Morneau, dal suo staff, da stretti collaboratori di Trudeau e dallo stesso Trudeau.

SNC-Lavalin ha più di 9mila dipendenti in Canada e ha sede in Quebec, un’area in cui il Partito Liberale di Trudeau ha bisogno di ottenere alcuni importanti seggi nelle elezioni federali di ottobre. Dopo la deposizione di Wilson-Raybould, il Partito Conservatore all’opposizione aveva chiesto a Trudeau di dimettersi. Lui aveva rifiutato, sostenendo che il suo governo si era sempre comportato correttamente.