Il massacro di San Valentino, 90 anni fa

È uno dei regolamenti di conti più famosi di sempre: avvenne nella Chicago del Proibizionismo, e quasi di sicuro il mandante fu Al Capone

(AP Photo)
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Il 14 febbraio di 90 anni fa ci fu uno dei “regolamenti di conti” più famosi della storia, noto come “il massacro di San Valentino”. Quel giorno quattro uomini entrarono in un garage di Chicago, in Illinois, e ne uccisero altri sette. I morti appartenevano alla North Side Gang, un’organizzazione criminale guidata dal gangster George “Bugs” Moran. I sicari e il mandante non furono mai trovati ma era Chicago ed era il 1929: molti danno per certo che chi uccise lo fece su ordine di Al Capone.

Nel 1929 Chicago era nel bel mezzo del Proibizionismo, quel periodo della storia statunitense in cui il governo vietò le bevande alcoliche, lasciando così grandissimi spazi di azione e guadagno alle organizzazioni criminali. Nel febbraio del 1929 Capone aveva appena compiuto trent’anni e da dieci viveva a Chicago, dove era arrivato poco prima che entrasse in vigore il Volstead Act, la legge che inaugurò il Proibizionismo. Negli anni Venti Capone fece in tempo a diventare il braccio destro del boss, a prendere il suo posto e il controllo degli alcolici prodotti e venduti in città. La maggior parte dei rivali furono sconfitti o sottomessi, ma non tutti: la North Side Gang di Moran – prevalentemente irlandese, ma non solo – continuava a creagli molti problemi, al punto che nel settembre 1926 alcuni sicari della gang avevano provato a uccidere Capone, sparando fuori da casa sua con mitragliatori e fucili a canne mozze. È quindi davvero molto probabile che a compiere il massacro di San Valentino furono sicari mandati da Capone.

Il 14 febbraio – un giovedì, verso le 10.30 del mattino – quattro uomini si presentarono fuori dal garage al 2122 di North Clark Street, nel nord di Chicago: l’area controllata dalla North Side Gang. Due di loro erano vestiti da poliziotti e probabilmente si presentarono agli uomini della North Side Gang dicendo di essere lì per fare affari con loro: era Chicago ed era il 1929, i poliziotti corrotti erano tanti e farci affari non era affatto insolito. O forse, più semplicemente, gli uomini fecero irruzione nel garage e presero alla sprovvista i sette membri della gang di Moran. Fatto sta che li fecero mettere contro una parete e li uccisero a colpi di mitragliatore.

Si racconta che quando arrivò la polizia, quella vera, uno dei membri della gang, Frank Gusenberg, fosse ancora vivo, seppur con diversi proiettili in corpo. Gli chiesero quindi chi gli avesse sparato, ma lui rispose: «Nessuno». Morì in ospedale poche ore dopo. I sicari, invece, uscirono dal garage e se ne andarono; e i pochi testimoni che li videro uscire non fecero nulla, vedendo divise della polizia.

I sicari vestiti da poliziotti non uccisero però Moran, il capo della gang: loro pensavano fosse nel garage con i suoi uomini, invece no. Probabilmente scambiarono un uomo della sua gang per lui e non si accorsero quindi che non era lì. Moran però capì l’andazzo e interruppe in breve tempo le sue attività a Chicago. Qualcuno cita anche una sua frase, detta dopo la strage: «Solo Capone uccide così». Nel 1939 fu arrestato per truffa e falsificazione di assegni: entrò e uscì un paio di volte di prigione e in prigione morì nel 1957, a 63 anni.

Dopo il massacro di San Valentino, Capone prese ancora di più il controllo della città, in cui – capendo che il Proibizionismo sarebbe finito a breve – decise di espandere le attività della sua organizzazione criminale. Per lui il massacro di San Valentino fu però anche l’inizio del declino. Negli anni Venti molti lo apprezzavano e a volte addirittura acclamavano. Come in molte storie di gangster, dopo gli anni dell’ascesa, arrivarono quelli in cui divenne sempre più violento e finì per essere temuto e odiato da tutti: anche per via della Grande depressione, che impoverì la classe media mentre Capone continuava a esibire la sua vita opulenta.

Capone smise di essere il criminale che però qualcuno aveva in simpatia e divenne un pericoloso e violento gangster: il “nemico pubblico numero uno” degli Stati Uniti. Nel 1929, alcuni mesi dopo il massacro di San Valentino, fu arrestato una prima volta; nel 1931 fu condannato per evasione fiscale e – dopo diversi anni di prigione e una sempre più grave demenza causata dalla sifilide contratta negli anni Venti – nel 1947 morì, a 48 anni.

La storia di Al Capone

La storia di quel che successe novant’anni fa a Chicago è stata raccontata in Il massacro del giorno di San Valentino, un film del 1967 di Roger Corman, con Jason Robards che fa Al Capone.

Il Massacro è anche citato in A qualcuno piace caldo, il film di Billy Wilder con Marylin Monroe.