Tre film di Lawrence Kasdan

I primi tre, con i quali ha fatto un pezzo degli anni Ottanta (prima di scrivere due recentissimi film di Star Wars)

Mike Coppola/Getty Images
Mike Coppola/Getty Images

È molto difficile trovare qualche critico o spettatore per il quale il miglior film di Lawrence Kasdan, che da oggi ha settant’anni, non sia uno dei suoi primi tre: Brivido caldo, Il grande freddo e Silverado, usciti nel 1981, nel 1983 e nel 1985. Poi ne ha scritti e diretti diversi altri, anche buoni e apprezzati, ma non è mai riuscito a farne uno al livello di questi tre, che nel loro piccolo hanno raccontato e rappresentato parte di quello che furono gli anni Ottanta.

Per arrivare a dirigere Brivido caldo, il suo primo film, Kasdan fece un giro piuttosto largo. Dopo aver studiato per fare l’insegnante, negli anni Settanta si mise a fare il copywriter e il giornalista, usando il tempo libero per scrivere la sceneggiatura di quello che anni dopo sarebbe diventato Guardia del corpo, il film con Kevin Costner e Whitney Houston. Il film uscì negli anni Novanta ma lui la sceneggiatura l’aveva scritta più di dieci anni prima, pensando che i protagonisti sarebbero dovuti essere Steve McQueen e Diana Ross.

Nel frattempo, prima di dirigere il suo primo film, aiutò George Lucas a completare la sceneggiatura di L’impero colpisce ancora, scrisse per Steven Spielberg quella di I predatori dell’arca perduta e per Michael Apted quella di Chiamami aquila, l’ultimo film di John Belushi. Grazie a quelle importanti collaborazioni, riuscì a trovare qualcuno che producesse il suo primo film da regista.

Brivido caldo
È un thriller erotico, di cui qualcuno parlò anche come di un neo-noir. È vagamente ispirato a La morte paga doppio, un noir di James Cain, di cui già esisteva un film: La fiamma del peccato di Billy Wilder. In Brivido caldo William Hurt interpreta un avvocato che ha successo con le donne ma non nel lavoro. Incontra una donna, moglie di un uomo d’affari: i due iniziano una relazione e decidono di uccidere il marito di lei. In seguito l’avvocato finisce nei guai. Kasdan disse che voleva fare un film «con la struttura di un sogno e la densità di un romanzo» e Variety lo recensì scrivendo che «il sesso e il crimine camminano mano nella mano conducendo alla tragedia, come nel cinema dei vecchi tempi». La più nota frase del film, detta dall’avvocato, è: «La vita è come la scala di un pollaio: corta e piena di merda».

Il grande freddo
Uscì nello stesso anno in cui Kasdan scrisse la sceneggiatura di Il ritorno dello Jedi ed è un film che parte da un suicidio. Parla infatti di un gruppo di amici che si trovano per il funerale di uno che era stato con loro all’università negli anni Sessanta. Il film parla quindi di cosa è cambiato, dopo più di dieci anni, nella vita di tutti quelli che si ritrovano: il tutto nel formato di una commedia. Ci recitano Tom Berenger, Glenn Close, Jeff Goldblum, William Hurt, Kevin Kline e Meg Tilly, tra gli altri. E ci recitò anche Kevin Costner: fece il morto, ma tutte le sue parti (che avrebbero dovuto raccontare in flashback la sua vita) furono tagliate. Il critico Roger Ebert ne scrisse:  «Manca un senso e non va a parare da nessuna parte. Dapprima pensai fosse una debolezza del film. Ma è possibile anche che sia il suo messaggio». Ha più di trent’anni ma è invecchiato bene: ci sono diversi momenti memorabili, ma forse quello che vale più la pena vedere o rivedere è il funerale, con “You can’t always get what you want” dei Rolling Stones.

Silverado
È un western girato negli anni Ottanta, un periodo in cui – dopo il grosso fallimento di I cancelli del cielo di Michael Cimino – si pensava che i western avessero smesso di funzionare. Parla di quattro ex detenuti innocenti e per bene che devono andare a Silverado, dove vive la famiglia di uno di loro. Quando arrivano scoprono che dovranno combattere, perché qualcuno sta provando a sovvertire l’ordine pacifico della città. Il film non andò benissimo nei cinema, ma negli anni è riuscito a farsi ricordare almeno un po’. I quattro sono Kevin Kline, Scott Glenn, Danny Glover e Kevin Costner, le cui scene in questo caso non furono tagliate. Il New York Times lo recensì scrivendo: «Silverado è abbastanza moderno da rendere i suoi paesaggi più grandi, i suoi protagonisti più piccoli e le polarizzazioni morali meno fortemente distinte». Parlando di western, Kasdan disse: «Puoi raccontare ogni storia, con un western. Come si fa a non esserne innamorati?».

Dopo Brivido caldo, Il grande freddo e Silverado Kasdan ha diretto anche Turista per caso, Ti amerò… fino ad ammazzarti, Grand Canyon – Il cuore della città, Wyatt Earp, French Kiss, Mumford, L’acchiappasogni e, cinque anni fa,
Darling Companion. Alcuni ebbero un discreto successo ed entrarono nei giri delle nomination agli Oscar; in generale Kasdan mostrò di saperci fare con quasi ogni genere, dalla commedia grottesca fino al dramma. Tra questi, il film dai migliori incassi è stato French Kiss, una commedia con Meg Ryan.

Di recente Kasdan – che ha citato Lawrence d’Arabia come suo film preferito – ha scritto le sceneggiature di Il risveglio della Forza e di Solo: A Star Wars Story, ma non si occuperà del prossimo film della saga.