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  • Venerdì 11 gennaio 2019

Da un mese c’è un aereo norvegese bloccato in Iran, ma non è colpa dell’Iran

Ha fatto un atterraggio di emergenza per un guasto al motore, ma ripararlo è molto complicato per via delle sanzioni internazionali

Un Boeing 787 della compagnia Norwegian Air Shuttle (Larry MacDougal via AP)
Un Boeing 787 della compagnia Norwegian Air Shuttle (Larry MacDougal via AP)

Da quasi un mese un aereo della compagnia Norwegian Air Shuttle ASA è fermo all’aeroporto internazionale di Shiraz, in Iran, dopo essere stato costretto a un atterraggio di emergenza per un problema a un motore lo scorso 14 dicembre. A causa delle sanzioni imposte all’Iran dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, però, non è stato possibile riparare il guasto e l’aereo è ancora bloccato in Iran.

L’aereo, un 737 prodotto dall’azienda statunitense Boeing, era stato consegnato alla compagnia norvegese solamente lo scorso ottobre. Il 14 dicembre, mentre volava da Dubai a Oslo era stato costretto a un atterraggio di emergenza in Iran, per un problema a uno dei due motori. Sull’aereo erano presenti 186 passeggeri e sei membri dell’equipaggio che avevano passato la notte a Shiraz ed erano ripartiti per Oslo il giorno dopo.

La Norwegian Air, che è una delle più grandi compagnie low cost di lungo raggio al mondo, non ha una base in Iran dove l’aereo si trova fermo da quasi un mese. Un portavoce della compagnia ha detto che procedere con le riparazioni non è dunque semplice e che lo stallo è dovuto alle complicate trattative condotte in un paese con cui la Norwegian Air non aveva mai avuto relazioni: qualsiasi cosa, dagli interventi degli ingegneri alla questione dei pezzi di ricambio, richiede tempi più lunghi del solito.

Ma la situazione è complicata soprattutto dalla reintroduzione, nel novembre del 2018, delle sanzioni statunitensi all’Iran che erano state cancellate dopo la firma dell’accordo sul nucleare iraniano, nel 2015. Le nuove sanzioni erano state imposte dall’amministrazione di Donald Trump per far pressione sul governo iraniano e costringerlo ad abbandonare il suo programma nucleare e ad adottare un atteggiamento meno aggressivo in politica estera. Le sanzioni introducono il divieto per l’Iran di usare il dollaro americano per le transazioni, vietano il commercio con gli Stati Uniti di metalli e di macchine prodotte in Iran, e revocano i permessi che erano stati dati per l’esportazione di tappeti e cibo iraniano.

Le nuove norme impediscono inoltre di esportare o acquistare aerei e parti di aerei statunitensi ed europei. Le restrizioni, come ha spiegato al New York Times Anahita Thoms, avvocata specializzata in questioni commerciali, si applicano a qualsiasi azienda che desideri vendere o rivendere prodotti all’Iran che contengano più del 10 per cento di componenti o tecnologie aeronautiche degli Stati Uniti. Il limite è sufficiente per coinvolgere non solo produttori americani come Boeing, ma anche produttori europei o russi. «Non c’è modo di aggirare le sanzioni statunitensi», ha detto Thoms riferendosi al problema di Norwegian Air: «Supponiamo che abbiano bisogno di un pezzo di ricambio e che il pezzo di ricambio contenga più del 10 per cento di parti o tecnologia di origine americana: sarebbe necessaria una licenza dagli Stati Uniti», non così semplice da ottenere in questo momento.

Secondo gli osservatori quello che sta accadendo al Boeing della Norwegian Air è un esempio raro e perfetto della gravità delle sanzioni e di come riguardino anche governi e aziende di altri paesi, compreso il settore dell’aviazione internazionale. Quando le sanzioni sul programma nucleare erano state revocate, nel 2016, gli Stati Uniti avevano concesso licenze a Boeing e Airbus per vendere aerei in Iran. Airbus aveva dunque consegnato all’Iran tre aerei, ma con il ripristino delle sanzioni ha perso i nuovi ordini. E Boeing, che aveva accettato di vendere 80 jet a Iran Air, non ha mai iniziato a costruirli. JSC Sukhoi Company, una delle principali aziende nel settore aerospaziale russo, ha fatto sapere che sta cercando di ridurre sui propri aerei il numero di componenti stranieri, proprio per aggirare le sanzioni.

Molte compagnie occidentali sorvolano abitualmente l’Iran, considerato uno spazio aereo sicuro, ma poche compagnie internazionali gestiscono voli da e per l’Iran. British Airways, Air France e KLM hanno ripristinato i loro voli dopo l’accordo del 2015, ma hanno sospeso le rotte verso Teheran lo scorso anno. British Airways ha anche dichiarato che la rotta non era commercialmente valida.