È stata rilasciata la ragazza di El Salvador sotto processo per omicidio aggravato perché accusata di aver cercato di abortire

Imelda Cortez appena uscita dal carcere, Usulutan, 17 dicembre 2018 (MARVIN RECINOS/AFP/Getty Images)
Imelda Cortez appena uscita dal carcere, Usulutan, 17 dicembre 2018 (MARVIN RECINOS/AFP/Getty Images)

Imelda Cortez, una ragazza di El Salvador di 20 anni che era rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno e che rischiava vent’anni di prigione perché accusata di aver cercato di abortire, è stata liberata dopo 18 mesi di prigione. Lunedì 17 dicembre, durante il processo, i pubblici ministeri hanno ridotto l’accusa da tentato omicidio a abbandono e offesa di minore, reato meno grave che comporta in caso di condanna una pena fino a 12 mesi di prigione. Cortez aveva accettato un “processo abbreviato” per quel crimine in cambio della riduzione della pena, ma alla fine è stata giudicata innocente. Aveva già trascorso 1 anno e 7 mesi in carcere in attesa del processo ed è stata immediatamente rilasciata.

Fin da quando aveva 12 anni Cortez è stata maltrattata e abusata sessualmente dal patrigno ora settantenne. Nel 2016, quando si stava preparando per l’esame di maturità, rimase incinta. Il 17 aprile del 2017, mentre si trovava in bagno, provò un forte dolore e senza sapere perché cominciò ad avere abbondanti perdite di sangue. Cortez fu portata all’ospedale di Jiquilisco dalla madre e partorì: la bambina stava bene, ma il medico dell’ospedale, sospettando un tentativo di aborto, avvertì la polizia. Dopo una settimana trascorsa in ospedale, Imelda Cortez fu arrestata. Per lei c’era stata una grande mobilitazione nazionale e i movimenti femministi di tutto il mondo avevano seguito il suo caso.

El Salvador è uno dei paesi con le leggi più restrittive al mondo in tema di diritti delle donne, l’interruzione di gravidanza è illegale e completamente vietata in qualsiasi caso: la legge obbliga tutte le donne, anche se minorenni, anche se stuprate, anche se in gravi condizioni di salute, a portare a termine la gravidanza a qualsiasi costo. Il codice penale prevede la condanna da due a otto anni di reclusione per le donne che abortiscono, ma in realtà i giudici considerano spesso l’interruzione di gravidanza come un omicidio aggravato punito dunque con pene che vanno dai 30 ai 50 anni di prigione: anche nei casi di aborto spontaneo.