Cos’ha detto Moscovici sul deficit al 3% per Francia e Italia

E perché il commissario europeo per gli Affari economici ritiene che i casi dei due paesi siano diversi

(JOHN THYS/AFP/Getty Images)
(JOHN THYS/AFP/Getty Images)

Il quotidiano Le Parisien ha intervistato il politico francese Pierre Moscovici, commissario europeo per gli Affari economici, riguardo alle misure promesse dal presidente francese Emmanuel Macron dopo le proteste dei cosiddetti “gilet gialli”. Moscovici ha detto che è probabile che l’UE permetterà alla Francia di superare la soglia stabilita dai trattati europei del 3 per cento di deficit rispetto al PIL, a causa delle spese che il governo Macron dovrà sostenere per finanziare le concessioni annunciate. Nell’intervista, Moscovici ha spiegato chiaramente che questo non è un favoritismo rispetto alle regole su cui insiste da tempo la commissione per quanto riguarda l’Italia, ma dipende dalla differenza tra le situazioni economiche dei due paesi.

Le misure annunciate da Macron sono stimate in 10 miliardi. Il bilancio francese rischia di sfuggire di mano?

Non ho ancora i dettagli delle misure. Ma in effetti la situazione sarà seguita molto da vicino dalla Commissione europea. Il governo deve risolvere un problema complicato, mentre i francesi negli ultimi anni hanno fatto molti sforzi per tornare al di sotto del 3 per cento.

Boccerete sistematicamente qualsiasi legge di bilancio con un deficit superiore al 3 per cento?

Se ci si riferisce alle regole: superare questo limite può essere concesso in una forma limitata, temporanea ed eccezionale. Tutti elementi importanti: l’eventuale superamento del 3 per cento non deve prolungarsi per due anni consecutivi, né deve superare il 3,5 per cento in un anno.

Un’indulgenza di questo tipo potrebbe rappresentare un serio problema di equità, rispetto all’Italia?

Non c’è indulgenza. Sono le nostre regole e nient’altro che le nostre regole. Soprattutto, non ci comportiamo come se ci fosse eccessiva severità da una parte e, dall’altra, una specie di lassismo. Il confronto con l’Italia è allettante ma sbagliato, perché le situazioni sono totalmente diverse. La Commissione europea sorveglia il debito italiano da diversi anni; non l’abbiamo mai fatto per la Francia.

Da tempo Moscovici finisce con cadenza quasi quotidiana sui giornali italiani per il suo ruolo centrale nelle operazioni di controllo e di indirizzo della Commissione europea sulla legge di bilancio italiana. Moscovici, insieme al commissario europeo per la Stabilità finanziaria, Valdis Dombrovskis, e al presidente della commissione, Jean-Claude Juncker, è in sostanza il più esposto tra i rappresentanti dell’Unione Europea che da settimane esortano il governo a ridurre le spese previste nella manovra finanziaria, per rientrare nella cosiddetta “regola del 3 per cento”, quella che prevede che gli stati membri non possano avere un deficit superiore al 3 per cento del PIL.

In realtà, la manovra finanziaria che vorrebbe fare il governo italiano – che concretamente non esiste ancora, ed è piena di punti in sospeso e da chiarire – si ferma molto lontano dal superare il 3 per cento del rapporto deficit/PIL: inizialmente si parlava del 2,4 per cento, ma da settimane sono in corso trattative interne al governo per abbassarlo ulteriormente, dopo che la Commissione aveva chiesto l’apertura di una procedura di infrazione. Moscovici ha spiegato che per la Francia la situazione è diversa.

Nella sua intervista, Moscovici ha ribadito un concetto in realtà arcinoto: l’Italia ha uno dei debiti pubblici più alti del mondo, molto più alto di quanto prevedano le regole europee, e per questo deve rispettare criteri più stringenti della “regola del 3 per cento”, che è invece il limite massimo di deficit per i paesi più virtuosi. La Francia ha un debito pari a circa il 97 per cento del PIL (più del 60 per cento stabilito dai trattati europei come livello a cui puntare, ma molto meno del 130 per cento italiano), anche se le stime che tengono conto anche del debito privato, di impresa e delle banche dicono che la Francia è complessivamente più indebitata dell’Italia.

Ma a differenziare il caso italiano da quello francese è anche e soprattutto il fatto che è diverso il “deficit strutturale”, cioè il deficit aggiustato per il ciclo economico, al netto delle misure “una tantum”. Nel caso della Francia, questo deficit è in ribasso, anche se in misura minore di quanto vorrebbe la commissione. Quello italiano invece è in rialzo, ed è questo a preoccupare maggiormente le istituzioni europee.

Ciononostante, le parole di Moscovici hanno attirato attenzioni e critiche in Italia, dove opinionisti e politici vicini alla maggioranza hanno accusato lui e la commissione di adottare metri di misura diversi per la maggiore stima e vicinanza che lega le istituzioni europee a Macron, rispetto ai partiti sovranisti al governo in Italia. Un altro filone di critiche, poi, ha accusato Moscovici di favorire la Francia in quanto suo paese di origine.