Chanel non venderà più vestiti e accessori in pelli esotiche

Di serpente, lucertola e coccodrillo: è una scelta etica e una strategia per attirare soprattutto i clienti più giovani

Borsette e scarpette di Chanel, Parigi, 2 ottobre 2018
(BERTRAND GUAY/AFP/Getty Images)
Borsette e scarpette di Chanel, Parigi, 2 ottobre 2018 (BERTRAND GUAY/AFP/Getty Images)

L’azienda di moda francese Chanel non venderà più vestiti e accessori fatti in pelle di serpente, coccodrillo, lucertola e altri animali esotici: è la più grande marca di lusso ad aver preso questa decisione. Il motivo fondamentale è la difficoltà a ottenere materie prima di cui possa tracciare la provenienza, e assicurarsi così che le pelli non siano illegali o che non provengano da animali trattati in modo crudele. Al momento Chanel ha in catalogo decine di prodotti fatti in pelle esotica; sono tra i più costosi, dato che una borsetta di pelle di pitone costa circa 10mila euro, il doppio dello stesso modello in tweed o pelle di vitello.

Negli ultimi anni, su pressione dei movimenti animalisti, sempre più aziende di moda hanno smesso di vendere prodotti in pelliccia animale ma in poche, come per esempio Diane von Furstenberg, si erano preoccupate di abbandonare le pelli esotiche. La maggior parte sta cercando di procurarsi pelli in modo legale ed etico, sperimentando anche nuovi animali, come fa quest’azienda islandese che utilizza le pelli dei pesci allevati per l’industria alimentare, che verrebbero altrimenti scartate. Nel gennaio 2017 il gruppo del lusso Kering, che controlla Gucci, Saint Laurent e Balenciaga, ha aperto un allevamento di pitoni in Thailandia, così come Hermes e il gruppo LVMH, che possiede Louis Vuitton, hanno propri allevamenti di rettili.
Chanel mostra così di voler attirare i clienti più giovani, più interessati al benessere degli animali e all’impatto sull’ambiente delle cose che comprano e consumano.

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