Amazon sta facendo sul serio anche nel mercato pubblicitario

Grazie ai dati sulle abitudini di acquisto dei suoi clienti progetta di intaccare il duopolio dei principali concorrenti, Google e Facebook

(David Ryder/Getty Images)
(David Ryder/Getty Images)

Amazon è salita al terzo posto dietro a Google e Facebook nella classifica dei maggiori venditori di pubblicità online negli Stati Uniti, superando Verizon e Microsoft, e sta crescendo ancora. Una ricerca di eMarketer, citata dal Wall Street Journal, dice che tra due anni Amazon raccoglierà 15 centesimi su ogni dollaro speso negli Stati Uniti in pubblicità digitale.

Il vantaggio principale di Amazon, che sta provando a mettere in discussione il duopolio di Google e Facebook nella vendita di inserzioni online, sono i dati sulle abitudini di acquisto degli utenti, che possiede grazie al suo sito di e-commerce e che gli permettono di vendere certi tipi annunci in modo più mirato ed efficace. Google e Facebook hanno un’enorme quantità di dati che permettono loro di profilare gli utenti con una certa accuratezza, ma se c’è un dato di cui non dispongono è proprio cosa comprano, quando comprano e come comprano gli utenti. Possono vendere un’inserzione su un paio di scarpe e mostrarla a un utente che sanno esserne interessato, ma non sanno se quell’utente poi effettivamente comprerà quel paio di scarpe. Amazon invece lo sa.

Attualmente Google e Facebook, insieme, raccolgono circa il 60 per cento dei soldi spesi sul mercato pubblicitario digitale degli Stati Uniti, una quota enorme se paragonata a quella attuale di Amazon, cioè il 4 per cento. Per capire le dimensioni della crescita che sta avendo Amazon in questo ambito, però, basta guardare ai ricavi che ha ottenuto dalle inserzioni pubblicitarie nel primo trimestre del 2018: sono aumentati del 130 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017.

Inoltre, riporta il Wall Street Journal, Amazon sta cercando di offrire più possibilità ai clienti pubblicitari, e sta mettendo in atto una massiccia campagna di assunzione di nuovo personale, soprattutto per fronteggiare il divario che ancora esiste tra le forze impiegate da Google e quelle che a oggi sta impiegando Amazon: per ogni 10 consulenti pubblicitari che Google mette a disposizione degli inserzionisti più grossi, Amazon ne ha solo uno. Eppure, secondo le stime di Cowen & Co., una grossa società di servizi finanziari, i ricavi dalle inserzioni dovrebbero arrivare a circa 24 miliardi di dollari nel 2020, dai circa 6 miliardi del 2018.

Un altro strumento potenzialmente decisivo nel rendere Amazon un leader nel settore è Alexa, l’assistente vocale installato negli Echo, i dispositivi per la casa usciti da poco in Italia. I possessori di Echo gli parlano quotidianamente delle cose più varie, dalle previsioni del tempo alla lista della spesa. Inserire annunci personalizzati sugli Echo in base allo storico delle richieste vocali, oppure in risposta a una richiesta specifica, sarebbe facile ed efficace per Amazon. Il problema è che degli annunci del genere probabilmente risulterebbero invasivi, e per adesso Amazon ha detto di non voler utilizzare gli Echo come piattaforma pubblicitaria. Ma tra le varie soluzioni che Amazon ha sperimentato per quanto riguarda le pubblicità ce ne sono anche di “offline”: nel 2015, per esempio, ha messo delle inserzioni del film Minions sui propri pacchi.

Nella strategia di Amazon per scalare la classifica delle più grandi società del settore della pubblicità digitale rientra anche la recente decisione di aprire due nuove sedi. Una di queste sarà infatti a New York, dove hanno sede tutte le più grandi agenzie pubblicitarie americane, concentrate su Madison Avenue (al punto che negli Stati Uniti “Madison Avenue” è diventato sinonimo della totalità dell’industria pubblicitaria). Il Wall Street Journal dice che con la decisione di aprire qui la sua nuova sede, Amazon potrà avere un legame più stretto con il centro del business della pubblicità e quindi attrarre più facilmente i maggiori esperti del settore.