«Dillo al tuo capo»

È quello che avrebbe detto uno degli assassini di Jamal Khashoggi comunicando la riuscita dell'operazione: un apparente riferimento a Mohammed bin Salman

Una protesta contro Mohammed Bin Salman e il coinvolgimento saudita in Yemen davanti al consolato saudita a Istanbul. (Photo by Chris McGrath/Getty Images)
Una protesta contro Mohammed Bin Salman e il coinvolgimento saudita in Yemen davanti al consolato saudita a Istanbul. (Photo by Chris McGrath/Getty Images)

Uno dei membri della squadra che uccise il giornalista saudita Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, lo scorso 2 ottobre, comunicò al telefono a un suo superiore che l’operazione era riuscita e aggiunse «dillo al tuo capo». Lo hanno riferito al New York Times tre diversi fonti che conoscono il contenuto delle registrazioni audio condivise dalla Turchia con diversi governi internazionali sabato scorso, e che provengono con ogni probabilità dalle cimici che il governo turco aveva messo all’interno del consolato.

Secondo l’intelligence americana, dice sempre il New York Times, il «capo» a cui faceva riferimento l’agente saudita era Mohammed bin Salman, il principe ereditario che governa l’Arabia Saudita, e che da subito è stato il principale sospettato di aver commissionato l’omicidio di Khashoggi, forte critico del suo governo. Dopo aver negato per settimane di saperne qualcosa, l’Arabia Saudita aveva ceduto alle pressioni internazionali e ammesso che Khashoggi era stato ucciso nel consolato, ma aveva attribuito ogni responsabilità a un commando di agenti dell’intelligence che, secondo questa teoria, avrebbe agito autonomamente. Ma la frase «dillo al tuo capo» contenuta nelle registrazioni confermerebbe quello che è stato fin da subito il sospetto principale della comunità internazionale, e cioè che l’omicidio sia stato ordinato direttamente da bin Salman.

L’uomo che pronuncia la frase «dillo al tuo capo» nella registrazione è Maher Abdulaziz Mutreb, un agente dell’intelligence che spesso aveva viaggiato con bin Salman. Su quello che avrebbe detto subito prima, dice il New York Times, c’è un po’ di disaccordo per via della traduzione dall’arabo: ma il senso era che l’operazione era riuscita. Bruce O. Riedel, ex funzionario della CIA ora analista alla Brookings Institution, ha descritto il contenuto della registrazione come «la cosa più vicina a una pistola fumante che si possa ottenere. È una prova molto incriminante». Secondo il New York Times, però, l’intelligence turca e quella americana hanno invitato alla prudenza sostenendo che per quanto significative le registrazioni non contengono prove incontestabili del coinvolgimento di bin Salman: sia perché il suo nome non viene pronunciato, sia perché Mutreb poteva avere informazioni inesatte su chi aveva ordinato l’operazione.