Chinatown è cambiata

Il quartiere di "Paolo Sarpi" non è più solo la zona della maggior comunità cinese italiana

di Claudia Crippa

(Claudio Furlan/Lapresse)
(Claudio Furlan/Lapresse)

A Milano c’è la maggiore comunità cinese in Italia (oltre 25mila persone in tutta la provincia) e anche l’unico vero quartiere italiano chiamato “Chinatown”, come avviene in molte altre città non cinesi del mondo: le altre due comunità maggiori sono quella di Prato, dove la comunità ha un’estensione più diffusa, e quella di Roma dove è più presente in un popoloso quartiere multietnico – l’Esquilino – senza però che sia nata una frequenza familiare del nome di “Chinatown”.
A Milano invece è chiamato da tempo Chinatown il quartiere che si trova a ridosso del centro storico di Milano, verso nordovest, conosciuto comunemente anche come “Zona Sarpi” (“in Paolo Sarpi”, secondo la consuetudine milanese di definire le vie senza dire “via”). Le strade principali che definiscono il quartiere sono Via Paolo Sarpi, Via Canonica e Via Bramante: qui si trova il centro culturale e commerciale della comunità cinese a Milano, che fu il primo insediamento di cinesi provenienti dalla provincia di Zhejiang nel 1920.

In quegli anni le prime attività commerciali dei cinesi in Chinatown erano principalmente connesse alla produzione e lavorazione della seta e avevano come impegno maggiore il commercio all’ingrosso; la scelta di insediarsi in zona Sarpi fu dovuta alla vicinanza a Porta Volta, dove si tenevano fiere commerciali ed erano già presenti grandi magazzini e laboratori. Nel tempo gli immigrati cinesi si sono dimostrati versatili in base ai cambiamenti delle condizioni esterne e alla domanda del mercato, tant’è che durante gli anni della guerra gli esercizi cinesi si dedicarono prevalentemente alla produzione di abbigliamento di pelle per i soldati italiani e tedeschi. A partire dagli anni Ottanta, parallelamente all’avvio del processo di ristrutturazione economica e  auna maggiore apertura verso i mercati della Cina, anche la Chinatown milanese cominciò a diversificare ed espandere le proprie attività. Furono aperti negozi di telefonia, estetica, alimentari, spazi culturali, farmacie, gioiellerie e bar (da tempo molti bar di altre zone di Milano sono stati progressivamente rilevati da gestori cinesi).

Nel quartiere, Via Paolo Sarpi è la strada maggiore, lunga, che taglia il quartiere a metà, ed è il luogo dei negozi di abbigliamento, di elettronica, bar, un centro commerciale con prodotti cinesi, una storica vineria milanese con tavoli di legno massiccio, una ravioleria sempre affollata dove si servono ravioli cinesi prima cotti al vapore e poi grigliati e un karaoke dagli interni colorati e fluorescenti. Alla fine di via Sarpi si trova il nuovo edificio che ospita la sede di Microsoft e la nuova Fondazione Feltrinelli, che fa da fondale alla strada.

Via Bramante, perpendicolare a Sarpi, è la via della vendita sia al dettaglio che all’ingrosso di articoli di ogni tipo, dal tessile, alle scarpe e agli accessori. Via Messina, che costeggia il Cimitero Monumentale, è ricca di spazi culturali, librerie, associazioni; degna di nota è la Fabbrica del Vapore, ex complesso industriale riconvertito a centro di produzione artistica locale. In Via Canonica si trovano diversi bistrot, negozi alimentari cinesi e proseguendo nelle vie vicine una vecchia locanda friulana, il più famoso aggiustatore cinese di smartphone e computer, e una libreria. Alla fine della via si trova il Parco Sempione, il più grande della città da cui si accede al Castello e al centro vero e proprio di Milano.

(La vita della Chinatown milanese)

Grazie a diverse collaborazioni tra associazioni cinesi e italiane, a Chinatown si svolgono diverse manifestazioni nel corso dell’anno, tra cui il festival di cinematografia e il Capodanno Cinese. Il Capodanno Cinese si tiene a febbraio e comprende un grande corteo di carri cinesi e decorazioni con lanterne che si estendono per tutto il quartiere.

Nel 2008 via Paolo Sarpi (che era un teologo della Repubblica di Venezia, conosciuto per le sue idee riformiste della Chiesa Cattolica, scomunicato e denunciato dall’Inquisizione) è divenuta “isola pedonale”: sono anche stati conclusi diversi lavori pubblici tra cui la pavimentazione in pietra della zona pedonale e sono stati aperti diversi bandi per la riqualificazione di edifici comunali all’interno del quartiere. L’attrattiva di “Zona Sarpi” ha spinto così i milanesi a continuare a frequentare e investire in questa area, che sta molto cambiando, diventando una originale commistione tra zona “etnica” e nuovo quartiere giovanile e vivace, favorita anche dalla prossimità con le zone molto frequentate e di recente riqualificazione di Porta Nuova e CityLife. Sono stati aperti locali diversi ma tipici di questo genere di rinnovamento in molte grandi città occidentali contemporanee che si mescolano alle vetrine più tipiche degli insediamenti cinesi: bar adibiti a coworking dall’atmosfera accogliente (il più popolare è Otto), studi creativi, spazi espositivi permanenti, locali per karaoke, gastronomie eclettiche e riparatori di smartphone.

Questo e gli altri articoli della sezione Milano per profani sono un progetto del corso di giornalismo 2018 del Post alla scuola Belleville, pensato e completato dagli studenti del corso.