• Mondo
  • Sabato 27 ottobre 2018

Chi è il principale sospettato per i pacchi bomba negli Stati Uniti

Si chiama Cesar Sayoc Jr., è un accanito sostenitore di Donald Trump con alle spalle una vita travagliata

Fotografia segnaletica di Cesar Sayoc diffusa dall'ufficio dello sceriffo della contea di Broward, in Florida (Broward County Sheriff's Office via Getty Images)
Fotografia segnaletica di Cesar Sayoc diffusa dall'ufficio dello sceriffo della contea di Broward, in Florida (Broward County Sheriff's Office via Getty Images)

Ieri un uomo di 56 anni è stato arrestato a Plantation, in Florida, nell’ambito dell’indagine sui 13 pacchi bomba indirizzati a critici e avversari del presidente Donald Trump. L’uomo si chiama Cesar Sayoc Jr. e secondo le prime informazioni è il principale sospettato della serie di attacchi.

Nelle ultime ore i principali giornali americani hanno messo insieme alcune informazioni sul suo conto: in breve, è un elettore Repubblicano con diversi crimini sulla propria fedina penale. Nel 2012 aveva dichiarato bancarotta e al momento dell’arresto viveva in un furgone bianco i cui finestrini erano tappezzati di immagini pro Trump e contro alcuni politici Democratici e la CNN, la rete televisiva più criticata dallo stesso Trump. Ufficialmente gli investigatori non hanno ancora chiarito le ragioni per cui avrebbe spedito i pacchi bomba.

Una fotografia del primo novembre 2017 in cui si vede un furgone con i finestrini coperti di adesivi pro Trump a Well, in Florida: secondo l’agenzia di stampa AP è probabilmente il furgone di Cesar Sayoc Jr. sequestrato dall’FBI (Courtesy of Lesley Abravanel via AP)

Gli adesivi sul furgone non sono l’unica prova delle idee politiche di Sayoc, che è registrato come elettore Repubblicano e negli ultimi anni sui social network si è espresso spesso in favore di Trump. Su Twitter se l’è presa più volte con gli immigrati, con i sostenitori di nuove leggi sul controllo delle armi e con noti politici Democratici. Qualche tempo fa, ad esempio, aveva scritto un messaggio di minaccia nei confronti dell’ex vicepresidente Democratico Joe Biden.

Su Facebook, dove il suo profilo è stato rimosso come quello su Instagram, ha usato espressioni razziste per rivolgersi all’ex presidente Barack Obama e alla conduttrice televisiva Oprah Winfrey e ha condiviso articoli di Breitbart, il più importante sito di notizie di estrema destra americano, e video di Fox News, il canale di notizie preferito di Trump. Ha anche postato sue fotografie in cui indossa il cappellino rosso della campagna elettorale di Trump, quello con la scritta “Make America Great Again”.

Poche ore fa Rochelle Ritchie, giornalista ed ex responsabile della comunicazione per i Democratici alla Camera dei rappresentanti, ha riconosciuto in Sayoc la persona che qualche giorno fa l’aveva minacciata di violenze su Twitter. Dopo aver segnalato il caso, Twitter le rispose di non aver trovato nessuna violazione delle sue regole. Oggi Twitter si è scusato per non aver rimosso il tweet di minacce di Sayoc ammettendo di aver commesso un errore perché violava le sue regole.

https://twitter.com/RochelleRitchie/status/1055867631461416962

Fino al 2015 però i post sui social di Sayoc non mostravano particolare interesse per la politica: erano quasi tutti dedicati all’esercizio fisico e alla promozione di serate nei locali notturni. Secondo quanto ricostruito dai giornali, Sayoc per anni ha lavorato come spogliarellista e ha praticato il bodybuilding; ha anche fatto l’agente per gruppi di spogliarellisti.

Sappiamo anche che Sayoc è figlio di una donna di Brooklyn e di un uomo originario delle Filippine: dunque non ha origini native americane, come suggeriva un adesivo sul suo furgone e alcuni suoi post sui social network che citavano il popolo dei Seminole.

Stando al racconto fatto da un suo parente, Lenny Altieri, al New York Times, Sayoc fu cresciuto soprattutto dai nonni a causa di alcuni problemi con sua madre. All’inizio degli anni Ottanta frequentò due università, il Brevard College del North Carolina e l’University of North Carolina, senza laurearsi. Di recente, secondo Rachel Humberger, moglie di uno dei suoi passati soci in affari, aveva detto di voler iniziare un’attività imprenditoriale nel settore della piscicoltura. Negli ultimi anni Sayoc aveva comunque avuto diversi problemi finanziari. Altieri ha raccontato che a un certo punto della sua vita aveva «molti soldi, ma poi li perse quasi tutti», senza spiegare come siano successe le due cose.

Non è la prima volta che Sayoc ha a che fare con le autorità: in passato è stato accusato di furto, crimini legati alla droga e truffa. Nell’agosto del 2002 aveva minacciato di fare esplodere un’azienda parlando al telefono con un rappresentante del suo servizio clienti. Tra le altre cose Sayoc aveva detto al dipendente dell’azienda – che aveva registrato la telefonata per lo spavento – di voler causare un’esplosione «peggiore di quella dell’11 settembre» e far saltare in aria la sua testa.

Un’altra cosa che si sa di Sayoc è che nel giugno del 2012 dichiarò fallimento (negli Stati Uniti anche le persone possono farlo): disponeva di soli 4.175 dollari e aveva debiti per 21.109 dollari. All’epoca era tornato a vivere con sua madre e secondo una nota sulla dichiarazione di fallimento non possedeva nemmeno dei mobili. Secondo le testimonianze di persone che lo conoscono, da anni viveva nel furgone con gli adesivi, spesso parcheggiato fuori da un vecchio centro commerciale di Aventura, in Florida, dove si trova anche una palestra che Sayoc frequentava. Manuel Prado, un parrucchiere che lavora nel centro commerciale, ha detto al New York Times che Sayoc è un «antisociale, un solitario» e che non salutava mai nessuno.