Una famiglia criminale e un “tradimento”

L'incredibile storia di come il criminale più famoso dei Paesi Bassi – che rapì Freddy Heineken, quello della birra – sia stato incastrato da sua sorella minore, raccontata dal New Yorker

Wim Holleeder al tribunale di Haarlem, vicino ad Amsterdam, il 2 febbraio 2014 (ROBIN VAN LONKHUIJSEN/AFP/Getty Images)
Wim Holleeder al tribunale di Haarlem, vicino ad Amsterdam, il 2 febbraio 2014 (ROBIN VAN LONKHUIJSEN/AFP/Getty Images)

La sera del 9 novembre 1983 Freddy Heineken, presidente della società produttrice di birra Heineken e uno degli uomini più ricchi dei Paesi Bassi, fu rapito insieme al suo autista da cinque uomini armati, mentre lasciava il suo ufficio ad Amsterdam. I rapitori, che avevano studiato il sequestro per almeno due anni, portarono Heineken in un magazzino nella periferia della città e lo rinchiusero in una stanza insonorizzata. Poco dopo fecero sapere alla polizia che lo avrebbero liberato solo dietro il pagamento di un riscatto enorme, l’equivalente di 25 milioni di euro di oggi. Fu una notizia raccontata dai giornali di mezzo mondo e che attirò l’attenzione dei media olandesi per settimane: sequestri di quel tipo succedevano negli Stati Uniti, si vedevano in televisione e nei film, non nella Amsterdam degli anni Ottanta.

Tra i sequestratori c’era un uomo che ancora oggi viene considerato il criminale più pericoloso di tutti i Paesi Bassi: Willem (Wim) Holleeder, conosciuto con il soprannome olandese De Neus, “il naso”, per via del suo naso molto pronunciato.

Oggi Wim Holleeder è in carcere: è accusato di diversi omicidi e tentati omicidi ma l’esito del processo non è scontato, anche perché molti testimoni sono stati uccisi, forse su ordine dello stesso Holleeder. C’è però una donna che non mostra di voler rinunciare alla sua testimonianza, e che si è già presentata in tribunale diverse volte: si chiama Astrid Holleeder, ha 52 anni, è un’avvocata penalista e soprattutto è la sorella minore di Wim Holleeder. Da più di un anno Astrid vive nascosta nella sua città, si sposta usando auto resistenti ai proiettili e si traveste per non farsi riconoscere, preoccupata che suo fratello mandi qualcuno a ucciderla: è stata lei ad avere incastrato Wim, registrando di nascosto alcune loro conversazioni in cui ammetteva i crimini commessi. La sua storia è stata raccontata in un lungo articolo di Patrick Keefe pubblicato sul New Yorker.

La famiglia Holleeder
Wim è il più vecchio di quattro fratelli: Astrid, la più giovane, Gerard e Sonja. Il padre si chiamava Willem come lui, e lavorava nella fabbrica di Heineken: era un uomo alcolizzato e violento, ha raccontato Astrid, un «sadico tiranno» che abusava della moglie Stien e dei figli. Gli Holleeder stavano a Jordaan, quartiere centrale di Amsterdam oggi molto frequentato dai turisti ma allora abitato per lo più da operai. Wim Holleeder iniziò a frequentare brutti giri verso i 12-13 anni, e superati i 20 si diede alle rapine a mano armata. In quegli anni era sempre accompagnato da Cornelius van Hout, chiamato da tutti Cor, l’uomo che pianificò il rapimento di Freddy Heineken e che poi sposò Sonja, l’altra sorella di Wim, con cui ebbe due figli.

Fin da giovane, ha raccontato Astrid, Wim iniziò a mostrare attitudini violente, le stesse del padre che tanto criticava. Astrid invece era molto studiosa ed era portata per le lingue. Crebbe cercando di parlare il più possibile l’olandese, invece che lo slang del quartiere Jordaan, e imparò l’inglese, che considerò sempre come una specie di «rifugio emozionale» dalle violenze compiute nella sua casa. A 17 anni era pronta per lasciare i Paesi Bassi e fare un’esperienza di studio negli Stati Uniti. Poi ci fu il sequestro Heineken e le cose cambiarono radicalmente da un giorno all’altro.

La vita criminale di Wim Holleeder
Il  sequestro Heineken che durò per 21 giorni e fu l’evento che cambiò la vita di Wim Holleeder e di tutta la sua famiglia. Il 30 novembre 1983 la famiglia Heineken pagò l’enorme riscatto richiesto dai sequestratori, visto che la polizia non sembrava riuscire a fare passi avanti nelle indagini; e Freddy Heineken venne liberato, ma non dai suoi rapitori: fu rintracciato dalla polizia grazie alla chiamata di un informatore rimasto anonimo, che portò anche all’identificazione dei sequestratori e dei due leader della banda, Wim Holleeder e Cor van Hout, che nel frattempo erano fuggiti in Francia. La polizia andò a casa di Holleeder e arrestò le due sorelle, Astrid e Sonja, sospettando che fossero complici del sequestro. Nessuna delle due però sapeva niente. Astrid aveva 17 anni.

Freddy Heineken, a sinistra, e Ab Doderer, il suo autista privato, alla villa di Heineken il 2 dicembre 1983, poco dopo la liberazione dei due (AP-Photo/Dejong)

Holleeder e van Hout furono arrestati a Parigi sei mesi dopo, ma dovettero passare quasi tre anni prima che venissero estradati nei Paesi Bassi. Furono condannati a 11 anni di carcere ma ne fecero solo 5, anche grazie al regime carcerario molto liberale dei Paesi Bassi. Quando uscirono dalla prigione organizzarono una festa a cui partecipò una band che suonò il jingle di Heineken: celebravano il fatto di essere riusciti a nascondere alle ricerche della polizia una parte del riscatto – circa un quarto, quindi diversi milioni di euro di oggi – che avevano già iniziato a investire nel traffico di droga negli anni del carcere e che Heineken non reclamò mai, per paura di ritorsioni. Quando uscirono di prigione erano ricchi e progettavano di fare ancora più soldi, investendo parte del riscatto nello sfruttamento della prostituzione.

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La vita dopo il sequestro
Negli anni della prigione erano cambiate molte cose a casa Holleeder. Astrid si era innamorata di un uomo più grande di lei di venti anni, molto diverso da suo padre e da suo fratello maggiore. Si chiamava Jaap Witzenhausen, era un artista e un uomo mite, e insieme a lui ebbe una figlia, Miljuschka. Per molti mesi Astrid cercò di tenere la figlia lontana dai suoi parenti, perché temeva che Miljuschka potesse essere “contagiata” dai meccanismi che regolavano la vita di casa sua. Aveva iniziato una terapia e per la prima volta aveva cominciato a capire che alcune delle cose che avvenivano nella sua famiglia non erano “normali”. Nel frattempo era morto anche Willem, il padre di Wim e Astrid. Una volta uscito di prigione, Wim divenne il nuovo capo famiglia e Cor van Hout e Sonja, che stavano insieme già da diversi anni, ebbero il loro secondo figlio e iniziarono una vita da semi-celebrità, con macchine di lusso e vacanze nel Mediterraneo.

Gli Holleeder, guidati da Wim e da Cor van Hout, espansero le loro attività illegali e cominciarono a prendere sempre più precauzioni per non farsi beccare dalla polizia: evitavano di parlare di cose compromettenti in casa e in macchina, per paura di essere intercettati, e comunicavano in codice. Astrid ha raccontato che per esempio che la frase «ti ho preso un po’ di ananas secco» significava «vieni subito, abbiamo un problema». Quando Wim voleva parlare di affari con Astrid o Sonja, ordinava loro di fare una passeggiata, ma anche in quelle situazioni il timore di essere ascoltati o visti non scompariva. Astrid parlava al fratello nascondendosi la bocca con una mano, nel caso in cui ci fossero intorno poliziotti in grado di leggere il labiale, e Wim le sussurrava spesso nell’orecchio, per non farsi sentire da nessuno. Fu in quel periodo che Astrid sentì di essere diventata complice delle attività criminali della famiglia, anche se negli anni successivi si concentrò sui suoi studi e divenne avvocata.

Secondo Astrid, Wim era una specie di “buco nero” che rovinava e corrompeva tutto quello che toccava. Anche suo marito, Jaap Witzenhausen, non ne fu immune. Witzenhausen accettò di lavorare come manager in uno dei bordelli di Wim e van Hout, e iniziò a sottrarre soldi alla cassa. Poco dopo Astrid scoprì che il marito la tradiva con le donne del bordello. Si lasciarono e lui se ne andò: né Astrid né sua figlia sanno dove sia finito.

Nonostante Wim fosse diventato sempre più violento verso le donne, sempre più simile a suo padre, Astrid non interruppe mai i rapporti con lui, mantenendo avere una connessione profonda: «Il nostro legame è basato sulla miseria e sui segreti. Le relazioni più strette sono quelle basate sulla paura, sulle minacce e sulla violenza. Se tu sei insieme a qualcuno in quella situazione, hai un legame che durerà per tutta la vita». Riguardo alla prostituzione e alle nuove attività in cui aveva investito il fratello, Astrid ha detto al New Yorker: «Non avevo problemi con la prostituzione, perché era molto vicina a me. Era l’unico modo per diventare indipendente da un uomo, se non avevi l’intelligenza o l’abilità di imparare qualcosa. Avrebbe potuto essere un’opzione anche per me».

L’omicidio di Cor van Hout e la popolarità di Wim Holleeder
Uno dei momenti centrali della storia degli Holleeder fu l’uccisione di Cor van Hout, protagonista importante delle attività criminali della famiglia e marito di Sonja. Van Hout sopravvisse a un primo tentato omicidio nella primavera del 1996, mentre si trovava nella sua auto con la moglie e uno dei sui figli. Secondo Wim, l’assalto era stato organizzato da due gangster di Amsterdam, Sam Klepper e John Mieremet. Anni dopo Astrid e Sonja sostennero però che fosse stata tutta una macchinazione di Wim per far fuori il suo storico socio in affari.

Wim Holleeder e Cor van Hout avevano sempre avuto una relazione asimmetrica, con van Hout che era la parte più forte della coppia criminale. Al momento del primo tentato omicidio, i rapporti tra i due erano tesi, soprattutto perché Wim non voleva più avere il ruolo subordinato che aveva tenuto fino a quel momento. Pochi giorni prima del Natale del 2000, van Hout sopravvisse a un altro tentato assassinio. Fu ucciso nel gennaio 2003, fuori da un ristorante cinese di Amsterdam: gli spararono due uomini a bordo di una motocicletta rossa. La morte di van Hout permise a Wim di consolidare la sua autorità negli ambienti criminali della città: divenne sempre più feroce e violento e nel giro di poco tempo furono uccisi tutti quelli che in una maniera o nell’altra si erano mostrati poco fedeli alla famiglia o rappresentavano per Wim una minaccia ai suoi affari. Insieme alla violenza arrivò anche la fama.

Negli anni Duemila Wim Holleeder, già noto dal sequestro Heineken, divenne ancora più famoso sia ad Amsterdam che in tutti i Paesi Bassi. Nel 2007 fu condannato per avere ricattato alcuni uomini d’affari e trascorse cinque anni in carcere. Quando uscì, cominciò a fare una vita mondana senza precedenti: girava in Vespa nei quartieri più alla moda di Amsterdam, registrò la canzone hip-hop “Willem is Terug” (Willem è tornato) insieme al rapper olandese Lange Frans, iniziò a tenere una rubrica sulla rivista Nieuwe Revu, e ingaggiò un paparazzo personale per creare un’immagine di sé che fraternizzasse con le celebrità.

Su di lui furono scritti libri e sulla storia del sequestro Heineken fu girato un film, con Anthony Hopkins che interpretava Freddy Heineken. Wim partecipò a un popolare show televisivo olandese e la stampa cominciò a descriverlo come un «criminale da abbracciare».

Mentre la sua popolarità cresceva, aumentava il numero degli omicidi collegabili a lui. Le violenze e la convinzione che fosse stato Wim a uccidere van Hout, spinsero Astrid a tradire il fratello. Mentre lavorava come sua avvocata, Astrid registrò centinaia di ore di conversazione con Wim, in cui Wim ammetteva di avere commesso diversi crimini, anche se non disse mai direttamente di avere ucciso qualcuno. Il suo “tradimento”, come lo chiama la stessa Astrid, lo raccontò nel libro “Judas”, uscito nel 2016 nei Paesi Bassi e poi in diversi altri stati del mondo. Il libro fu un successo inaspettato – rimase per molte settimane al numero 1 di vendite nelle classifiche olandesi – e la storia divenne l’ispirazione di una serie televisiva statunitense prodotta dalla società cinematografica del regista Steven Spielberg. “Judas”, ha raccontato Astrid, riflette la profonda ambivalenza della decisione di accusare di omicidio il fratello, ma non solo: parla di tradimenti, a partire da quello di Wim verso il suo compagno e amico Cor van Hout.

Il processo contro Wim Holleeder
Di Astrid Holleeder non si hanno immagini pubbliche da adulta. Lei stessa ha raccontato a Keefe di essere stata sempre molto riservata, ancora prima che la sua vita iniziasse a essere in pericolo. Oggi Astrid vive in alcune “case sicure” che cambia di frequente per evitare di essere rintracciata; visita gli amici più intimi di tanto in tanto, tenendo però sempre un livello di attenzione altissimo; e quando si muove ad Amsterdam si traveste, per esempio indossando nasi finti e a volte fingendosi un uomo. In più di un’occasione ha accusato le autorità olandesi di non essere in grado di proteggerla efficacemente e di essersi dovuta arrangiare da sola.

Persone fuori dal Bunker, dove si sta tenendo il processo contro Wim Holleeder (ROBIN VAN LONKHUIJSEN/AFP/Getty Images)

Il suo volto non è visibile nemmeno nel tribunale dove si sta tenendo il processo contro suo fratello, in un posto nella periferia di Amsterdam conosciuto come “il Bunker”: quando testimonia, Astrid è seduta dietro a uno schermo opaco che garantisce che nessuno nella sala possa vederla in faccia, tanto meno Wim, che potrebbe cercare di influenzare il suo racconto con sguardi minacciosi o gesti che solo lei sia in grado di capire. Il processo è molto seguito, anche per le frequenti discussioni tra l’imputato e la sorella, e prima di ogni seduta fuori dal Bunker ci sono molte persone che sperano di riuscire ad entrare per assistere.

A marzo scorso Astrid disse ai giudici del tribunale, tra i singhiozzi, che nonostante i molti crimini commessi da Wim lei continuava ad amare suo fratello. È stato «orribile e una cosa da pazzi» testimoniare contro Wim, ha detto Astrid, «ma se hai un cane molto dolce che morde i bambini, devi scegliere i bambini e rinunciare al cane».