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  • Domenica 5 agosto 2018

L’Università di Medicina di Tokyo è accusata di falsificare i test d’ammissione delle donne

Secondo i giornali giapponesi avrebbe modificato i punteggi per mantenere sotto il 30 per cento la percentuale di studentesse, giudicate meno affidabili

Una protesta contro l'Università di Medicina di Tokyo, il 3 agosto 2018: sui cartelli si legge, tra le altre cose, "Eliminate le barrire basate sul genere" (The Yomiuri Shimbun via AP Images )
Una protesta contro l'Università di Medicina di Tokyo, il 3 agosto 2018: sui cartelli si legge, tra le altre cose, "Eliminate le barrire basate sul genere" (The Yomiuri Shimbun via AP Images )

Secondo i giornali giapponesi dal 2011 l’Università di Medicina di Tokyo ha falsificato i risultati dei test di ammissione per limitare il numero delle studentesse ammesse, nella convinzione che le donne, una volta sposate o diventate madri, non siano più in grado di coprire i turni richiesti nel lavoro in ospedale. L’università, che è un’istituzione privata ed è una delle più importanti facoltà di medicina del Giappone, avrebbe cominciato ad alterare i risultati dei test di ammissione, abbassando quelli delle candidate, dopo che negli anni precedenti la percentuale di studentesse ammesse era cresciuta. I test erano falsificati in modo che solo il 30 per cento degli ammessi fosse donna.

Alla prima fase dell’ultimo test d’ingresso dell’università, che si è svolto a febbraio, hanno partecipato 2.614 persone, di cui il 39 per cento donne; alla fine sono stati ammessi 141 uomini e solo 30 donne, meno del 18 per cento.

Un funzionario dell’università che ha chiesto di rimanere anonimo ha detto al quotidiano Yomiuri che la pratica di discriminazione era vista come un «male necessario». Secondo una fonte anonima di Nikkei, l’università voleva assicurarsi di avere abbastanza medici da far lavorare negli ospedali a cui è legata. Un’ulteriore fonte anonima ha detto all’Asahi che l’università era preoccupata per il fatto che da alcuni anni c’è carenza di medici in Giappone. Nel 2010, l’anno in cui sarebbe stata presa la decisione di ridurre la percentuale di studentesse, le donne erano state il 40 per cento degli ammessi, una percentuale molto più alta rispetto a quella del 2009. Anche in precedenza veniva applicata un’altra forma di discriminazione nella selezione delle ammissioni: se due candidati, un uomo e una donna, ottenevano lo stesso risultato ai test, veniva data precedenza all’uomo.

Un portavoce dell’università ha detto ai giornali che è in corso un’indagine interna per verificare le accuse di discriminazione. In Giappone è ammesso fissare delle quote di studenti sulla base del genere, ma queste quote devono essere note a tutti: un funzionario del ministero dell’Istruzione ha spiegato che le quote dell’Università di Medicina di Tokyo non erano legittime, in quanto segrete. L’Università di Medicina di Tokyo e i suoi test d’ingresso erano già finiti al centro di un’indagine riguardo a un’accusa di corruzione, secondo la quale l’università avrebbe alzato il punteggio del figlio di un importante funzionario governativo, Futoshi Sano, in cambio di un finanziamento. Sano è stato arrestato il mese scorso.

Per l’Italia non sono disponibili dati precisi sul numero di studentesse e di laureate in medicina, ma il numero di donne che lavorano nel Servizio sanitario nazionale (SSN) è in crescita. Secondo gli ultimi dati disponibili, risalenti al 2013, il 66,3 per cento del personale sanitario dell’SSN è donna; tra i soli medici e odontoiatri che lavorano per l’SSN le donne sono il 40,6 per cento.