Il ministro Fontana vuole abolire la legge Mancino

Cioè quella sulla discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa, usata secondo lui dai «globalisti» per nascondere il loro «razzismo anti-italiano»

(ANSA/PAOLO MAGNI)
(ANSA/PAOLO MAGNI)

Il ministro leghista per la Famiglia, Lorenzo Fontana, noto per essere vicino a gruppi di estrema destra e per le sue posizioni integraliste cattoliche, ha scritto su Facebook che vorrebbe abrogare la legge Mancino, cioè quella che dal 1993 sanziona le discriminazioni razziali, etniche, nazionali e religiose.

Fontana sostiene che «il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano». Propone quindi:

«Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano».

A sostegno di questa sua teoria, Fontana cita il caso dell’aggressione a Daisy Osakue, la 19enne atleta italiana di origini nigeriane a cui era stato lanciato un uovo in faccia la scorsa domenica. Secondo i giornali, la polizia ha escluso le motivazioni razziali per l’aggressione, per la quale sono stati fermati tre sospetti. Altri giornali riportano che uno di loro è figlio di un politico locale del Partito Democratico, ma la polizia non ha ancora confermato dettagli sulle loro identità.

Fontana, che in questi due mesi di governo aveva fatto parlare di sé sostanzialmente soltanto dopo la sua nomina e quando aveva detto che le famiglie gay «non esistono», ha scritto che l’accusa di razzismo sarebbe usata per «far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l’intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico», definendolo una «sottile e pericolosa arma ideologica studiata per orientare le opinioni». Per Fontana, «se c’è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani».

Venerdì pomeriggio i leader della maggioranza sono intervenuti per prendere le distanze dalle parole di Fontana. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che l’abrogazione della legge Mancino «non è prevista nel contratto di governo», aggiungendo che sono «sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa». Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto che «è un’idea ma sicuramente non è una priorità». Anche Luigi Di Maio, ministro del Lavoro, ha detto che non è nel contratto di governo, scrivendo che «è uno di quegli argomenti usati per fare un po’ di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese».

La legge Mancino (PDF), che prende il nome dall’ex ministro democristiano Nicola Mancino, è una delle leggi italiane che si pongono come obiettivo quello di contrastare la violenza e la propaganda razzista e nazifascista. Oltre a definire l’aggravante per i reati commessi con finalità di discriminazione razziale, prevede pene fino a tre anni per chi «diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», e proibisce «ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».

Già nel 2014, la Lega aveva raccolto firme – senza raggiungere il numero necessario – per un referendum abrogativo sulla legge Mancino. L’abolizione della legge è parte del programma del partito neofascista Forza Nuova. Nel 2013 Partito Democratico, Scelta Civica e Partito della Libertà, con l’opposizione della Lega, approvarono alla Camera una modifica per includere le aggravanti di omofobia e transfobia, ma la legge non è mai stata approvata dal Senato.