L’incontro tra Trump e l’editore del New York Times

«Gli ho detto che sta mettendo delle vite a rischio, che sta minando gli ideali democratici della nostra nazione» ha raccontato A.G. Sulzberger dopo che Trump aveva dato una versione molto diversa

Donald Trump (Chris Kleponis-Pool/Getty Images)
Donald Trump (Chris Kleponis-Pool/Getty Images)

A.G. Sulzberger, l’editore del New York Times, ha pubblicato un comunicato per spiegare il significato di un incontro tra lui e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, dopo che Trump ne aveva dato la sua versione rompendo un accordo di riservatezza tra le due parti. Trump aveva detto di aver parlato con Sulzberger «del grande numero di fake news messo in giro dai media e di come queste fake news siano diventate sinonimo di “nemici del popolo”. Triste!». Sulzberger ha allora dato la sua versione dell’incontro, avvenuto dieci giorni fa, criticando duramente il rapporto di Trump con la stampa e accusandolo di mettere in pericoli i giornalisti, specialmente all’estero, e scrivendo che va contro i valori su cui si fondano gli Stati Uniti.

Il motivo principale per cui ho accettato l’incontro era per esprimere preoccupazioni sulla retorica profondamente anti-giornalisti del presidente. Gli ho detto esplicitamente che ritengo che il suo linguaggio non sia solo divisivo ma sempre più pericoloso. Gli ho detto che nonostante l’espressione “fake news” sia falsa e dannosa, sono molto più preoccupato del suo definire i giornalisti “nemici del popolo”. L’ho avvisato che il suo linguaggio provocatorio contribuisce ad attirare minacce contro i giornalisti e porterà violenza.

Ho ripetutamente sottolineato che questo è vero specialmente all’estero, dove la retorica del presidente è usata da alcuni regimi per giustificare giri di vite sui giornalisti. Gli ho detto che sta mettendo delle vite a rischio, che sta minando gli ideali democratici della nostra nazione, e che sta danneggiando una delle più grandi esportazioni del nostro paese: l’impegno per la libertà di parola e di stampa.

Nella nostra conversazione ho evidenziato che se il presidente Trump, come altri presidenti in precedenza, è in disaccordo su come viene raccontata la sua amministrazione, può ovviamente dirlo al mondo. Ho detto chiaramente che non gli sto chiedendo di ammorbidire i suoi attacchi al Times se crede che la nostra copertura sia ingiusta. L’ho però pregato di ripensare al suo più ampio attacco al giornalismo, che credo sia pericoloso e dannoso per il nostro paese.

È normale che un presidente americano incontri gli editori dei principali giornali, ma Sulzberger e Trump si erano accordati per una conversazione “off the record”, cioè riservata.

Soltanto la settimana scorsa, a un reporter di CNN era stato impedito di partecipare a una conferenza stampa alla Casa Bianca, mentre qualche giorno prima sempre a un giornalista di CNN era stato impedito di fare una domanda a Trump durante una conferenza stampa a Londra. In una serie di tweet successivi al comunicato di Sulzberger, Trump se l’è presa di nuovo coi giornali, scrivendo che sono impazziti di «sindrome da squilibrio mentale per Trump» e che sono loro a mettere a rischio «le vite di molti, non solo giornalisti», perché il 90 per cento della copertura dedicata all’amministrazione è a suo avviso negativa nonostante «gli incredibili risultati positivi raggiunti». Trump ha citato direttamente il New York Times e il Washington Post.