Com’è andato il Prime Day di Amazon

Molto bene, dice Amazon, meglio di ogni altro anno; ma il sito ha avuto qualche problema tecnico e in Europa ci sono stati diversi scioperi

Lunedì e martedì Amazon, il più grande sito di ecommerce del mondo, ha fatto sconti sui prodotti in tutto il mondo per il cosiddetto “Prime Day”, due giorni di offerte per i clienti abbonati al servizio Prime. Secondo Amazon, il Prime Day quest’anno è stato «il più grande di sempre», anche se in molti hanno notato che è coinciso con alcuni grossi problemi e non sono stati diffusi dati precisi sulle vendite.

Il problema più evidente è stato che il sito di Amazon ha avuto malfunzionamenti in molti paesi del mondo, Stati Uniti e Italia compresi. Lunedì mattina, cioè nelle prime ore del Prime Day, migliaia di utenti hanno segnalato difficoltà ad accedere alle offerte o anche solo a lasciare la pagina principale. Gli screenshot delle pagine di errore – che su Amazon contengono varie foto di cani – si sono accumulate sui social network, e Amazon ha risposto ammettendo di avere difficoltà tecniche, aggiungendo che ciò nonostante le vendite nelle prime ore del Prime Day negli Stati Uniti erano state superiori a quelle degli anni precedenti.

I problemi sono poi stati risolti con il passare delle ore, e Amazon ha ripreso a funzionare a pieno regime. Ma il Prime Day è coinciso anche con diversi scioperi nei magazzini europei dell’azienda: i lavoratori di Germania, Spagna e Polonia hanno approfittato della visibilità mediatica del giorno di offerte per chiedere migliori condizioni contrattuali. In Germania gli scioperi hanno riguardato tra i 2.500 e i 3.000 lavoratori di sei magazzini, secondo il Financial Times, mobilitati dal sindacato Ver.Di, che dal 2013 chiede ad Amazon di accettare le condizioni salariali stabilite dalla contrattazione collettiva per i lavoratori delle consegne a domicilio e della grande distribuzione, che garantirebbe compensi migliori.

Lo sciopero in Germania si è aggiunto a quello già organizzato in Spagna, dove secondo il sindacato Confederación Sindical de Comisiones Obreras, soltanto 60 dipendenti dei 300-400 che avrebbero dovuto svolgere il turno di lunedì mattina al magazzino principale di Amazon vicino a Madrid si sono presentati. Amazon ha smentito i numeri del sindacato, sostenendo che la maggior parte dei 1.400 dipendenti del magazzino ha regolarmente lavorato lunedì. In Polonia, parte dei lavoratori sta portando avanti uno sciopero bianco, presentandosi al lavoro e applicando rigidamente le regole contrattuali, ma svolgendo soltanto i compiti strettamente necessari, in modo da boicottare l’efficienza dell’azienda.

Prima dei problemi che si sono verificati nel corso del Prime Day, le stime prevedevano che Amazon avrebbe ottenuto ricavi per 3,4 miliardi di dollari nel Prime Day, il record di sempre. Non ci sono, com’è usuale, dati ufficiali sulle vendite effettive dei due giorni di offerte, ma Amazon ha già detto che le vendite nelle prime ore di lunedì, nonostante i problemi tecnici, sono state comunque superiori a quelle degli anni precedenti.

C’è chi ha ipotizzato che i problemi tecnici al sito di Amazon, tuttavia, possano aver favorito i suoi concorrenti, che in certi casi avevano organizzato sconti per lunedì e martedì nonostante non fosse una ricorrenza particolare (il Prime Day è un evento inventato da Amazon, diverso dal Black Friday). I clienti che non sono riusciti a fare compere su Amazon potrebbero averle fatte su altri siti, che in certi casi – come quello della catena di negozi di bricolage Home Depot – hanno cercato attivamente di attirarli con delle email promozionali inviate dopo le difficoltà al sito. Altri, in ogni caso, hanno ricordato che i problemi tecnici di Amazon sono stati dovuti con ogni probabilità al grande numero di accessi al sito, facilmente interpretabili come un segnale del successo del Prime Day. Lunedì, proprio in occasione del Prime Day, il proprietario di Amazon Jeff Bezos è diventato l’uomo più ricco della storia recente, secondo Bloomberg, con un patrimonio di 150 miliardi di dollari: e la società ha raggiunto una capitalizzazione azionaria di 888 miliardi di dollari, seconda soltanto ad Apple, con i suoi 940 miliardi.