La grossa lite di famiglia per l’azienda delle patatine San Carlo

Due dei figli del presidente di Unichips avevano intrapreso azioni legali contro il padre e la sorella, l'azionista di maggioranza: ora forse le cose si stanno risolvendo

Una confezione di patatine San Carlo in uno spot (YouTube/San Carlo)
Una confezione di patatine San Carlo in uno spot (YouTube/San Carlo)

Nella famiglia proprietaria di Unichips, l’azienda che produce le patatine San Carlo, si litiga da qualche anno. Come racconta un articolo del Corriere della sera, il presidente della società, l’83enne Alberto Vitaloni, ha tre figli; due di questi ritenevano che la primogenita Susanna fosse stata ingiustamente favorita dal padre e addirittura lo avesse circuito per ottenere la maggioranza delle azioni di Unichips. Secondo la procura di Milano non è andata così, ma la questione non è ancora del tutto risolta.

Unichips è un gruppo alimentare con 2.200 dipendenti. Controlla il 60 per cento del mercato italiano degli snack salati e nel 2017 ha fatturato 315 milioni di euro. San Carlo, il più famoso dei marchi della società, esiste dal 1936 ed è tra gli sponsor della Nazionale di calcio; il gruppo è proprietario anche dei marchi Pai, Highlander e Wacko’s, tra gli altri.

Il presidente di Unichips Alberto Vitaloni ha 83 anni ed è afasico – cioè non riesce a esprimersi a parole – da quando nell’ottobre del 2015 fu colpito da un ictus. Nel marzo del 2016 donò a tutti e tre i suoi figli una quota del 15 per cento dalla società. A ottobre dello stesso anno, un mese dopo la morte di sua moglie, fece un’ulteriore donazione alla sola figlia Susanna, che è anche amministratrice delegata: le diede un altro 35,04 per cento delle azioni, facendola arrivare a controllare la maggioranza di Unichips con il 50,04 per cento. Nel luglio 2017 i suoi fratelli Francesco e Michele Vitaloni, ritenendo che la seconda donazione fosse dovuta all’eccessiva influenza della sorella sul padre e alla sua incapacità di prendere decisioni del genere, avevano chiesto al Tribunale civile di Milano di nominare un «amministratore di sostegno» per il padre.

Dopo un’indagine istruttoria in cui sono state ascoltate le testimonianze dei membri della famiglia Vitaloni e di molte persone che seguono Alberto Vitaloni, tra cui infermieri, fisioterapisti, autisti e addetti alle pulizie, la procura di Milano ha stabilito che non ci siano prove che indichino che Susanna Vitaloni abbia circuito il padre. È invece emerso che già in un testamento redatto nel 2015, prima che fosse colpito dall’ictus, Alberto Vitaloni aveva espresso la volontà di lasciare la guida di Unichips alla figlia. Secondo le valutazioni degli investigatori, inoltre, Vitaloni è tuttora in grado di comunicare in modo efficace anche se non verbale ed è capace di prendere decisioni in autonomia, nonostante le conseguenze dell’ictus. Per questo l’aspetto penale della faccenda è stato archiviato.

Per via dell’archiviazione, il 9 luglio Francesco e Michele Vitaloni hanno ritirato l’esposto fatto al Tribunale civile di Milano. Il conflitto tra i membri della famiglia Vitaloni comunque non è ancora finito, perché l’ottava sezione del Tribunale civile si deve ancora esprimere su un altro aspetto della vicenda: nel giugno del 2017 Alberto Vitaloni aveva chiesto ai figli maschi di pagargli una penale di 16,5 milioni di euro per aver contravvenuto a un patto di sindacato firmato quando avevano ricevuto le quote di Unichips. È possibile però che anche questo esposto venga ritirato nel tentativo di risolvere i problemi della famiglia.